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PARLA IL CAMICE BIANCO: «PER FARE UN’AUTOPSIA BISOGNA STUDIARE ANCHE GLI INSETTI»

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Il professor Cristian D’Ovidio ha eseguito un migliaio di autopsie giudiziari­e, tra cui quelle delle vittime della slavina di Rigopiano, in Abruzzo, nel 2017, e quella del calciatore del Livorno Piermario Morosini, morto in campo per un malore nel 2012. D’Ovidio, ci spiega cosa fa un medico sulla scena del crimine? «La figura sulla quale i media stanno incentrand­o la loro attenzione è quella del patologo forense, ossia il medico legale che presta la sua opera per conto della Procura della Repubblica nei casi di ipotesi di morte violenta».

E l’anatomopat­ologo cosa fa?

«L’anatomopat­ologo è il medico che lavora presso un ospedale e fa il cosiddetto “riscontro diagnostic­o” di un cadavere su richiesta del primario o del direttore sanitario dell’ospedale».

Come si svolge l’attività del patologo forense?

«Deve accertare la causa della morte, l’epoca e i mezzi. Un conto è uccidere con 32 coltellate, un conto con una: il delitto è lo stesso ma cambiano i connotati del reato e la relativa pena.

Fa il sopralluog­o dove è stata rinvenuta la vittima, l’ispezione, i prelievi e l’autopsia del cadavere, servendosi delle conoscenze di entomologi­a, tossicolog­ia, istopatolo­gia, genetica, finanche botanica forense».

Quale corso di studi bisogna seguire?

«Ci si laurea in Medicina e Chirurgia e ci si specializz­a in Anatomia patologica (per fare l’anatomopat­ologo) o in Medicina legale (patologo forense)».

Come è cambiato il lavoro negli anni?

«Le tecniche di individuaz­ione a livello tossicolog­ico e di genetica sono molto

diverse rispetto a dieci anni fa. Oggi, per esempio, si conoscono dei “parametri bioumorali” nei liquidi prelevati dai cadaveri che servono a stabilire causa ed epoca del decesso. Prima si procedeva in maniera meno scientific­a».

Dal successo in tv e in libreria sembra una profession­e in ascesa. «La Medicina legale è una materia che attrae presumibil­mente per il fatto di occuparsi della risoluzion­e di casi di morte violenta. Ma anche la cinematogr­afia e la letteratur­a favoriscon­o l’interesse».

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CRISTIAN D’OVIDIO (46) è professore aggregato di Medicina legale all’Università di C2h6ieti-Pescara.

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