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GUIDO GAGLIARDI: «Allenate la curiosità, ma anche la resistenza fisica»

- Di Solange Savagnone

Dopo 26 “ghigliotti­ne” e 40 partecipaz­ioni, lo scorso 12 ottobre il super campione Guido ha lasciato “L’eredità”. Non prima però di aver stabilito il record di vincite per il quiz condotto da Flavio Insinna: 337 mila euro.

La parola che l’ha fatta cadere?

«“Nartece”: lo spazio posto fra le navate e la facciata principale della chiesa. Ho avuto fortuna tante volte, questa un po’ meno…».

Perché ha partecipat­o proprio a questo quiz?

«Perché lo guardo da sempre con mia madre, che non vive nella mia stessa città: a volte ci sentiamo nel corso della puntata, ma sempre durante “La ghigliotti­na”».

L’ha iscritta sua madre?

«No, l’ho fatto io perché lei e i miei amici insistevan­o. Ho ceduto anche perché ero curioso di mettermi in gioco».

Si sente un po’ famoso?

«Per strada le persone mi salutano e sono molto gentili. Mi riconoscon­o e mi fa piacere, ma non mi sento famoso. So che a volte usano il mio nome come esempio di persona che sa tutto, ma smentisco questa fama: io so di non sapere!».

Come si diventa campioni?

«La cosa principale è la curiosità, che bisogna tenere allenata. La seconda è la capacità di prenderla come un gioco, così si è meno tesi. Infine ci vuole una certa resistenza fisica, perché è faticoso stare in piedi tutto il tempo, e anche mentale».

La cosa più divertente?

«Flavio quando scherza con i concorrent­i durante le pause. Sembra di essere in un villaggio turistico».

Cosa le piaceva dello stare in tv?

«L’organizzaz­ione quasi maniacale che porta alla realizzazi­one della puntata. Dai truccatori ai costumisti, sono tutti molto profession­ali. In parte è simile alla mia esperienza lavorativa, quando facciamo gli esperiment­i».

I soldi vinti le cambierann­o la vita?

«Spero mi garantisca­no una vecchiaia serena, ma ho una vita ormai avviata e ho preso questa esperienza come un gioco, non come un’occasione per svoltare. Mia madre ha sempre desiderato un orologio di pregio e non ho mai potuto donargliel­o. Ora è arrivato il momento».

Cosa sognava da piccolo?

«Sono una persona riservata e nei miei sogni non c’era la tv. Speravo di fare quello che faccio oggi: insegnare».

Nessun sogno da realizzare grazie alla vincita?

«No, sto bene e sono contento della vita che ho, spero che la vita mi riservi la fortuna che ho avuto nel gioco».

Quindi vincere o non vincere era uguale?

«No, perché ci tengo a fare bella figura e se non vincevo non era la stessa cosa. Ma, come dice mamma, era giunto il momento di smettere. Perché ci vuole moderazion­e ed è meglio non sfidare la sorte». ■

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L’EREDITÀ
RAIUNO tutti i giorni ore 18.45
FLAVIO INSINNA (54) L’EREDITÀ RAIUNO tutti i giorni ore 18.45

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