Al Baghdadi
Spie, truppe speciali, test del Dna e un cane eroe: così è stato ucciso l’uomo che da cinque anni terrorizzava il mondo
Stella Pende racconta il blitz Usa per eliminare il capo dell’Isis
Si chiamava Ibrahim al-Badri, ma tutti lo conoscevano con il suo nome di battaglia: Abu Bakr Al Baghdadi. Era l’uomo più pericoloso del mondo e il 27 ottobre è stato ucciso dalle truppe speciali americane nel nord-ovest della Siria.
CINQUE ANNI DI TERRORE
Al Baghdadi era diventato “famoso” quando nel 2014 aveva proclamato la nascita dell’Isis, ossia lo Stato Islamico che ha terrorizzato il mondo e di cui era Califfo. Proprio il 5 luglio di quell’anno nella moschea di Mosul in Iraq era apparso in pubblico invitando i musulmani alla guerra. Inoltre Al Baghdadi,
a 48 anni, era la mente dietro a quella nuova forma di terrorismo che non colpisce solo luoghi simbolici o sensibili, ma anche quelli frequentati da persone normali: discoteche, supermercati, ristoranti. L’esempio più eclatante è la strage di Parigi (130 morti) del 13 novembre 2015 con la sparatoria al Bataclan e i kamikaze allo Stade de France. Anche se noi occidentali, pur dopo tanto sangue, abbiamo avuto la forza di continuare a vivere senza cambiare le nostre abitudini.
DUE PROVE E POI L’ATTACCO
La missione per ucciderlo scatta alle 23 siriane (le 22 in Italia). In quel momento a Washington il presidente Donald Trump è nella “Situation room”, il bunker dove i capi di Stato americani affrontano le crisi. Sul campo ci sono elicotteri, aerei e droni. Sono partiti da una base in Siria: «Qui sono state fatte due simulazioni dell’assalto, poi è giunto l’ordine di Trump di attaccare» spiega Stella Pende, giornalista e grande inviata di guerra. L’obiettivo della missione è il villaggio di Barisha, in Siria, dove si trova il compound in cui è nascosto Al Baghadi: «Il compound è una casa normale, che viene fortificata con muri di cemento armato. Quasi sempre ha due o tre piani, per ospitare anche i familiari. All’interno ci so
no strumenti all’avanguardia per identificare aerei o satelliti».
IN FUGA NEI TUNNEL
La scena di guerra si apre col bombardamento degli elicotteri. Poi entra in azione il commando di terra. Spalle al muro, il capo dell’Isis cerca la fuga in alcuni tunnel. I militari lo inseguono, anche con l’aiuto dei cani: uno di loro, si chiama Conan (un “veterano” che ha partecipato a oltre 50 missioni), viene ferito. Ormai Al Baghdadi non ha scampo e si fa esplodere con un giubbotto bomba: il tunnel crolla
e con lui muoiono, forse, due dei suoi figli. Per avere la certezza che sia lui, viene utilizzata una macchina che in pochi minuti ne riconosce il Dna. «Sembra che Al Baghdadi dormisse in questi tunnel. Da qui passavano i suoi emissari: li faceva entrare bendati, parlava con loro per 27 minuti al massimo. Questi ricevevano gli ordini e andavano via: si fidava di poche persone» aggiunge Stella Pende.
TRADITORI E INFORMATORI
Per l’operazione, fondamentale è stata la cattura di una delle sue mogli che
avrebbe fornito le informazioni per individuare il nascondiglio. Anche se ancora più decisivo è stato il lavoro di una spia che si occupava della logistica del Califfo. È lui ad aver rubato un pezzo di biancheria di Al Baghdadi e un campione di sangue, usati per confermarne l’identità. «Il ruolo principale l’ha svolto quest’uomo, che è un collaboratore dell’esercito curdo. La prima soffiata l’ha ricevuta la Cia la scorsa estate» sottolinea la Pende. L’uomo avrebbe ricevuto 25 milioni di dollari, ossia la taglia messa sulla testa di Al Baghdadi.
PASSAGGIO DI TESTIMONE
Con la morte di Al Baghdadi, tuttavia, l’Isis non è stata sconfitta. Infatti è già stato nominato il suo successore. Ad annunciarlo è stato il portavoce dello Stato Islamico, che ha conte confermato la morte di Al Baghdadi. Il nome del nuovo Califfo è Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. Proprio quest’ultima parola rivela già qualcosa di lui. Quraysh è, infatti, il nome della tribù a cui apparteneva il profeta Maometto. Quindi potrebbe essere un suo discendente. ■