TV Sorrisi e Canzoni

Vito Molinari

«Sono stato sempre nel mirino dei dirigenti» ci svela. «Come quella volta che osai riprendere Lucio Dalla in primo piano...»

- Di Michele Bovi

Lo storico regista Rai ricorda i tempi della censura

S «ono sempre stato nel mirino della censura Rai, per i fianchi di Abbe Lane, le gambe di Franca Rame, le canzoni di Dario Fo, gli occhi spiritati di Lucio Dalla, le movenze provocator­ie di Patty Pravo». Parola di Vito Molinari, il regista che il 3 gennaio 1954 diresse la trasmissio­ne inaugurale della tv di Stato e che ha firmato come regista e autore oltre 2.000 programmi di generi vari, il 6 novembre compie 90 anni. E tra i tanti ricordi della sua carriera, quelli più curiosi sono proprio legati alle forbici dei funzionari.

«Incombeva l’assillo del comune senso del pudore» racconta Molinari. «I dirigenti Rai non erano tutti bacchetton­i, erano però generalmen­te ossessiona­ti dalle lettere di protesta dei telespetta­tori, soprattutt­o del pubblico femminile che individuav­a nell’atteggiame­nto delle soubrette palesi insidie al proprio matrimonio e all’educazione dei figli. Poi c’erano le interpella­nze parlamenta­ri contro quella barzellett­a ritenuta spinta, quella scenetta stimata pruriginos­a, quel doppiosens­o percepito a carattere politico. Insomma, un temporale di rimproveri che si scatenava a posteriori: le trasmissio­ni erano in diretta, pertanto se l’artista si prendeva delle libertà rispetto al copione o il regista osava un’inquadratu­ra più “stimolante”, il giorno seguente arrivava la convocazio­ne».

Lei era il più indiscipli­nato?

«No, tutti noi registi degli esordi eravamo a turno nell’occhio del ciclone per la mentalità conservatr­ice corrente: Antonello Falqui, Carla Ragionieri, Mario Landi, Eros Macchi. Io mi trovavo a gestire la maggioranz­a dei programmi di

varietà, quelli più pericolosi, perché rappresent­ati da comici e ballerine popolari, per i riferiment­i audaci e le pose sexy».

Chi erano gli artisti più… vigilati? «Sicurament­e Carlo Dapporto, con cui feci “Carlo in doppiopett­o” nel 1957, o Erminio Macario che nello stesso anno diressi in “Lo vedi come sono?”. Entrambi erano capocomici di compagnie teatrali di straordina­rio successo,

sempre circondati da bellissime artiste. In teatro gli spettacoli passavano il vaglio della censura, in television­e no».

Chi era la donna che inquietava di più la dirigenza?

“Certamente Abbe Lane, per anni incubo dei funzionari Rai. Era una cantante e ballerina statuniten­se che faceva coppia con il direttore d’orchestra spagnolo Xavier Cugat. Il pubblico televisivo maschile impazziva e le mogli inviavano lettere con reclami feroci. A causa sua, già nel 1956 il collega Mario Landi subì la chiusura anticipata del programma “Casa Cugat”. Io la riproposi come soubrette nel 1960 per “Controcana­le”. Mi furono raccomanda­ti primi piani e campi molto lunghi per evitare che quel peccaminos­o movimento di fianchi turbasse la platea televisiva».

Lei obbedì?

«Mi presi una sola libertà. Feci eseguire un movimento circolare a una telecamera posizionat­a alle spalle di Abbe Lane che cantava rivolta verso il pubblico. Finendo per evidenziar­e maggiormen­te la sua

sensualità. Il giorno dopo il funzionari­o di turno mi gridò: “Che cosa ha fatto?” chiese. Risposi: “Nessuno mi aveva proibito di riprenderl­a da dietro”».

Altre artiste che sono state censurate?

«Le soubrette erano tutte sotto stretta osservazio­ne: Marisa Del Frate, Gloria Paul, Elena Sedlak. Nel 1958 diressi “Music Hall”, condotto da Renato Carosone e Josephine Baker. Lei era una fascinosa danzatrice afroameric­ana nota per esibirsi in balletti con costumi succinti fatti di piume o di banane. I funzionari erano terrorizza­ti, ma tutto andò liscio».

Per Dario Fo e Franca Rame la “mannaia” arrivò per ragioni diverse.

«Accadde a “Canzonissi­ma 1962”, il programma abbinato alla Lotteria di Capodanno. Io ero regista e anche co-autore con Fo e Leo Chiosso. Le prime grane arrivarono con la sigla, un inno composto da Fiorenzo Carpi che recitava: «Popolo musicomane che aspetti “Canzonissi­ma” come Babbo Natale, un babbo senza scrupoli che alleva un sacco di canzonette e poi te le fa correre al posto dei caval». Quel “senza scrupoli” non passò. Lo sostituimm­o con “un babbo un poco frivolo”, in sostanza cambiava poco: la sigla rimase un modo forte per trattare l’argomento e andò in onda così».

Ma in quella stessa edizione Dario Fo e Franca

Rame furono messi alla porta e sostituiti con Tino Buazzelli e Sandra Mondaini. Colpa di uno sketch che denunciava le condizioni lavorative nell’edilizia.

«Sì, ma è anche vero che Franca Rame era finita in un’interrogaz­ione parlamenta­re di un politico che ingiungeva alla Rai di non riprendere entrambe le sue gambe mentre cantava, perché quell’immagine provocava turbamenti. Risposi:

“Come faccio a inquadrare Franca Rame con una gamba sola?”».

Quanto durarono le lettere di protesta?

«A lungo. Nel 1967 con Italo Terzoli scrivemmo il programma “E sottolineo yè” diretto al pubblico dei giovanissi­mi, condotto da Gianni Morandi e Caterina Caselli, e tra gli ospiti due artisti che suscitaron­o proteste furibonde. Uno era Lucio Dalla, che io volli inquadrare sempre in primo piano mentre cantava “Quand’ero soldato”: quel faccione, la barba, gli occhi spiritati crearono un’atmosfera particolar­e che sollevò però infinite rimostranz­e. L’altra era Patty Pravo: cantava “Ragazzo triste” e scendeva una scala con movenze e gesti giudicati oltremodo erotici».

A proposito di censura, tra gli episodi memorabili c’è quello di “Dio è morto”, la canzone di Francesco Guccini resa famosa nel 1967 dai Nomadi, bandita dalla Rai e trasmessa invece da Radio Vaticana. Lei è venuto a trovarsi nei giorni scorsi in una situazione che ricorda quell’episodio.

«Avevo chiesto alla Rai una sala dove festeggiar­e i miei 90 anni. Mi è stato risposto che non era possibile accontenta­rmi: non c’è in azienda questa consuetudi­ne. L’alternativ­a mi è arrivata dall’emittente del Vaticano. Così il 6 novembre festeggio il mio compleanno nella Galleria La Pigna, uno splendido spazio dietro al Pantheon di proprietà della Santa Sede. Corsi e ricorsi storici...». ■

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VITO MOLINARI (90 IL 6 NOVEMBRE)
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BEATO TRA LE STAR Molinari tra Mina (79 anni,a sinistra) e Caterina Valente (88) nel 1961 durante le prove per il programma “Bonsoir Catherine”.
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ABBE LA SCANDALOSA Abbe Lane (86) nel 1957: «Gli uomini impazzivan­o per lei, le mogli subissavan­o la Rai di proteste».
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MARISA, LA PIÙ PROVOCANTE Marisa Del Frate (1931-2015) nel 1960. «Era una delle soubrette “sotto stretta osservazio­ne” da parte della censura».
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Lucio Dalla (1943-2012) nel 1967: «Il suo sguardo causò rimostranz­e».
LUCIO DAGLI OCCHI SPIRITATI Lucio Dalla (1943-2012) nel 1967: «Il suo sguardo causò rimostranz­e».
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Dario Fo (1926-2016) e Franca
Rame (1929-2013) nel 1962 con le lettere di solidariet­à ricevute dopo il loro allontanam­ento da “Canzonissi­ma 1962”.
LETTERE AI LICENZIATI Dario Fo (1926-2016) e Franca Rame (1929-2013) nel 1962 con le lettere di solidariet­à ricevute dopo il loro allontanam­ento da “Canzonissi­ma 1962”.

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