Monica, un successo del secolo… scorso
Qualcuno, scherzosamente, chiama “monaca” una Monica.
Ma c’è parentela tra le due parole? Così ha ritenuto chi ha interpretato il nome della madre di Sant’Agostino come un derivato di “monos”, cioè solo, solitario. Però Santa Monica in realtà era Monnica: nome africano, cartaginese, come Annibale e Asdrubale. A meno che Monica non derivi da Monna, che vale anche “sposa, madre, signora” ed è una sintesi di madonna, come Monna Lisa, la Gioconda di Leonardo. Fino a metà ’900 Monica era assai poco noto in Italia. Ma in Francia Monique impazzava da tempo e le famiglie italiane cominciarono così ad attribuire quel nome alle bambine. Una moda, dunque, ma passeggera, come capita quando non c’è una tradizione familiare. Quasi 170 mila Monica nacquero concentrate tra il 1956 e il 1978 (anno record il 1972), più numerose al Nord e nelle grandi città. Poi la crisi e nel XXI secolo le scelte per le nuove nate si sono ridotte velocemente: dalle oltre 500 dell’anno 2000 alle 81 del 2017. Il nome è avvertito come non più adatto a una bambina, anche se nel mondo dello spettacolo non mancano, unite però da quel “boom” generazionale di cui parlavamo: Monica Guerritore è del 1958, Monica Bellucci, Monica Setta e Monica Maggioni, ex presidente della Rai, sono del 1964, Monica Leofreddi del ‘65 e Monica Vanali del ‘68. Quello di Monica Vitti, la più avanti negli anni, è invece il nome d’arte di
Maria Luisa Ceciarelli.