OLAF È COMICO COME ME
Enrico Brignano, come è diventato doppiatore di Olaf? «Nel 2013 feci un provino che venne mandato in America e dopo 20 giorni mi dissero che la mia voce era quella che meglio si adattava a questo pupazzo di neve. Ero contento, ma non sapevo quante gioie mi avrebbe portato “Frozen”. Non sapevo neanche che di lì a poco avrei avuto una bambina e avrei goduto della soddisfazione di fare un lavoro che piace anche ai figli».
Sua figlia Martina è ancora piccola…
«Ha due anni e mezzo. Accende il televisore su Google, dice al telecomando “Papà Olaf” e ovviamente la tv non capisce. “Amore, devi dire Enrico Brignano Olaf”. E lei: “Eico Bignano Olaf”, perché ancora non dice la “erre”. E il televisore tace… Allora interveniamo noi. E a quel punto la dobbiamo cantare tutti».
Ricorda il suo primo incontro con Olaf?
«La prima scena che ho doppiato era la passeggiata nel bosco: Olaf parla da solo, poi incontra Anna, Kristoff e Sven, li saluta e dice: “Ciao, io sono Olaf e amo i caldi abbracci”».
Cosa le piace di più di Olaf?
«È la parte comica del film, si infila nella drammaturgia delle storia dando un tocco di leggerezza. È una sorta di soffio caldo del film. È divertente vederlo, ed è bellissimo doppiarlo».
Qual era il suo personaggio dei cartoni preferito da bambino?
«Il gatto Romeo, “er mejo der Colosseo” di “Gli Aristogatti”, doppiato dal grandissimo Renzo Montagnani».