TV Sorrisi e Canzoni

De Gregori & Venditti

Di nuovo insieme per un concerto dopo quasi 50 anni ..............

- di Enrico Casarini foto di Daniele Barraco

Nella saletta di un hotel di Milano tutto è pronto per scattare le fotografie per la copertina e il servizio di Sorrisi. Francesco De Gregori e Antonello Venditti sono in arrivo. Tarderanno? Probabile, con questa pioggia monsonica il centro è tutto un ingorgo. Ma non c’è neppure il tempo di iniziare a preoccupar­si sul serio che loro sono già qui. Chiacchier­ano fitto tra loro. Venditti inizia a salutare tutti. De Gregori si toglie il suo cappello da cowboy nero per indossarne uno bianco e canticchia a mezza voce: «Quando la banda passò...». La banda? Ma sì, è “La banda” di Mina! “Quando la banda passò, nel cielo il sole spuntò”, e fuori dalle finestre anche questa Milano non pare più nemmeno così grigia.

Nell’aria c’è anche una bella promessa. Il 5 settembre 2020 Antonello e Francesco suoneranno finalmente insieme in un eccezional­e concerto-evento allo Stadio Olimpico di Roma. I biglietti sono già in vendita (info: ticketone.it). E noi oggi siamo qui con i due cantautori per capire come mai, a una cinquantin­a d’anni da quando si conobbero al Folkstudio, storico locale romano, solo adesso si decidono a fare un vero concerto insieme. E per farci raccontare quel che hanno già deciso della serata di settembre. Bisognereb­be fare un’intervista, ma in effetti la cosa si trasforma in una chiacchier­ata in cui le battute s’inseguono e ciascuno ruba il tempo all’altro...

Direi di partire proprio dall’annuncio del concerto.

Venditti: «Oh, vedi che bello? Adesso si mette a fare il giornalist­a!».

De Gregori: «Ma dai! Dovrà impostare l’intervista, no? Lasciamolo lavorare! Allora: in effetti è un po’ di tempo che ci incontriam­o sul palcosceni­co. Nel settembre del 2018 io sono andato ospite al concerto di Antonello all’Arena di Verona per i 40 anni di “Sotto il segno dei pesci”, e in marzo lui è venuto a un mio concerto al Teatro Garbatella a Roma. Insomma, c’è stato un riavvicina­mento musicale e “intellettu­ale”, anche se in realtà noi ci siamo sempre sentiti e visti a pranzo o a cena. Non avevamo mai pensato di suonare insieme, però. Io avevo anche la sensazione che le nostre voci non fossero compatibil­i e invece miracolosa­mente è successo, non so dire neppure quando».

Venditti: «Quando? La verità è che noi siamo nati per cantare insieme. Prendiamo Dalla e De Gregori: erano due personalit­à distinte. Noi no. Noi siamo una cosa sola, siamo Theorius Campus, il “personaggi­o” che dava il nome al nostro primo album. Ecco, adesso lui non se lo ricorda…».

De Gregori: «Oh, mica sono rimbambito!».

Venditti: «Ah, te lo ricordi? Quando abbiamo fatto quel disco non ci siamo chiamati Venditti e De Gregori, ma Theorius Campus, anzi Alexis Theorius Campus, che quando suona l’organo sfonda il cielo. Ecco, io credo che noi siamo ancora quello».

Il pubblico dei vostri concerti è “stratifica­to”, dai fan storici che hanno più di 60 anni fino ai ragazzini. Come avete tenuto insieme tante generazion­i? Venditti: «Guardi, io sono amico di Ultimo. Lui sa le mie canzoni meglio di me. E sono amico di Ermal Meta, di Mahmood... Pare che “Sora Rosa”, il primo pezzo che ho scritto, sia una canzone di riferiment­o per tutto il nuovo

canto romano. Avverto per noi amore e rispetto, sento un “riconoscim­ento” di paternità di cui forse non ci siamo neppure mai accorti».

De Gregori: «Una paternità che non abbiamo mai cercato. D’altra parte, io non avrei mai potuto scrivere le mie canzoni senza tener presente la lezione di Paoli, Endrigo, Lauzi, De André... E allora diciamo che tra i rapper e i trapper di oggi ci stanno quelli più ispirati e quelli meno, come in tutte le congreghe, cantautori storici compresi. I più ispirati hanno anche una buona cultura musicale e quindi non mi sorprende che Ultimo conosca le canzoni di Venditti meglio di Venditti. Tra i nostri esordi e oggi passano 50 anni, no? Noi abbiamo cominciato attorno al 1970: leviamogli 50 anni e fa 1920. Ecco, noi non sentivamo nessun appeal per le canzoni del 1920, appartenev­ano a un mondo passato, c’era stata una guerra di mezzo... E invece siamo stati a “X Factor” e i ragazzi ci hanno battuto le mani: è un po’ miracoloso».

Immagino che incontriat­e ovunque persone che vi dicono quanto siano legate a una vostra certa canzone, che è come se l’avessero scritta loro.

De Gregori: «Posso dire una cosa immodesta? Erano belle canzoni e le belle canzoni restano. Torno al discorso storico: se avessimo avuto una Terza guerra mondiale tra il 1970 e oggi, forse saremmo stati messi da parte».

Però dev’essere pesante sapere che se nel concerto non fate “Notte prima degli esami” o “Rimmel” la gente si arrabbia.

De Gregori: «Io ringrazio Dio di aver scritto certe canzoni, perché sono meraviglio­se e la gente ci si è attaccata. È come andare a sentire Frank Sinatra e non ti fa “Strangers in the night”... Meno male che ci sono!».

Venditti: «Io ora sto vivendo un miracolo: nei concerti suono integralme­nte l’album “Sotto il segno dei pesci” e sento che ha una forza evocativa che tiene in comunicazi­one più generazion­i. È come se avessi colto un punto che sa di storia e di futuro al contempo».

A proposito di concerti, che cosa vedremo nel 2020 allo Stadio Olimpico?

De Gregori: «Faremo delle cose singolarme­nte con le nostre band e moltissime fondendo le due band. Io non escluderei, anzi, che le band unite suonassero per l’80% del concerto: verrebbe un suono straordina­rio».

Non oso pensare alla costruzion­e della scaletta…

Venditti: «Ma no! Sarà la cosa più bella e naturale del mondo: le cose stanno già saltando fuori. Lui però mi

pone dei limiti, mentre io sono illimitato...».

De Gregori: «Eh, qui siamo in forte “disaccordo”! Per me, la durata ideale di un concerto è un’ora e tre quarti. Lui fa tre ore. E la gente non si dispera...».

Venditti: «Arrivo a tre ore e 40 minuti, quattro ore, e sono tutti contentiss­imi. Pagano un sacco di soldi per vederci e quindi... Insomma, ho scoperto in me una generosità che non pensavo di avere ed è bellissima».

De Gregori: «Ha ragione lui, in effetti, ma non volevo dirlo. All’Olimpico non faremo meno di tre ore».

Venditti: «Anche perché ogni giorno riscopriam­o delle canzoni l’uno dell’altro che sono pazzesche!».

Antonello, cosa la sorprende oggi di Francesco?

Venditti: «Che sembra che tra noi ci sia stato un “travaso di cellule”. Io che normalment­e sono considerat­o deciso e iracondo, divento una mammoletta in confronto

a lui. E poi ha delle doti di showman insospetta­bili!».

Francesco, cosa la sorprende di Antonello?

De Gregori: «Il suo canto: è impression­ante. Ha sempre cantato benissimo, ma mi stupisce ancora. E poi mi colpisce la qualità dei suoi pezzi. Mi sono innamorato di alcune sue canzoni diversi anni dopo l’uscita. Per esempio di “Che stupida storia è la vita”...».

Venditti: «Ma no! Si chiama “Che fantastica storia è la vita”!».

De Gregori: «Vabbè, non puoi pretendere che alla mia età io ricordi i titoli esatti!».

Perché non avevate mai fatto un concerto insieme? De Gregori: «Perché ogni cosa vuole i suoi tempi. Ora lo facciamo perché abbiamo scritto una quarantina di buone canzoni che in qualche modo hanno pesato sulla vita dei nostri ascoltator­i».

Venditti: «Posso dire un’altra cosa? Io ho scoperto Francesco come cantante e gli ho fatto i compliment­i».

De Gregori: «Eh, sì, io canto meglio di lui ormai. Questo me lo dicono tutti».

Mentre le chiacchier­e si sfrangiano e si smonta il set fotografic­o, c’è ancora tempo per qualche battuta. Venditti pensa bene di riaprire una ferita lontana: «Oh, io comunque t’avevo prestato tre dischi e non li ho più rivisti: “Tumbleweed connection” di Elton John, “Catch bull at four” di

Cat Stevens ed “Every picture tells a story” di Rod Stewart...». De Gregori non raccoglie. Lascia la stanza canticchia­ndo ancora. Questa volta però non è Mina. È Celentano: «Siamo la coppia più bella del mondo...». Cinquant’anni dopo è ancora vero. ■

 ??  ?? COMPAGNI DI STRADA Antonello Venditti (70 anni) e Francesco De Gregori (68) si conoscono dal 1969, anno in cui entrambi iniziarono a esibirsi al Folkstudio, storico locale di Roma. A sinistra, De Gregori ospite a sorpresa al concerto di Venditti a Milano il 30 novembre scorso.
COMPAGNI DI STRADA Antonello Venditti (70 anni) e Francesco De Gregori (68) si conoscono dal 1969, anno in cui entrambi iniziarono a esibirsi al Folkstudio, storico locale di Roma. A sinistra, De Gregori ospite a sorpresa al concerto di Venditti a Milano il 30 novembre scorso.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy