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CIAK, SI PARTE! IL PRIMO GIORNO CELEBRERÀ I 100 ANNI DI FEDERICO FELLINI CON SETTE CAPOLAVORI

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Rimini, 20 gennaio 1920: nella casa che sorgeva dove oggi è il numero 60 di viale Dardanelli, a un passo dal porto canale e a pochi di più dalla darsena e dal leggendari­o Grand Hotel, nasce Federico Fellini (morto nel 1993 a 73 anni). Cento anni dopo, nello stesso giorno nasce Cine34, canale dedicato ai film italiani. Allora è naturale che dedichi tutta la prima giornata di trasmissio­ni proprio all’opera del regista che è un’incarnazio­ne del nostro cinema nel mondo. Dalle 6.20 fino a notte fondissima vedremo in totale sette tra le opere più amate e importanti del genio romagnolo, più il suo contributo al film a episodi “Boccaccio ’70”.

E le emozioni che ci regalerann­o saranno tantissime. Ad aprire la maratona sarà “Lo sceicco bianco” alle 6.20 (poi in replica alle 2.50 di notte). Questo verrà seguito da “8 ½“alle 8.00 (replica alle 18.50) e “Le tentazioni del dottor Antonio”, l’episodio di “Boccaccio ‘70”, trasmesso alle 10.30. A mezzogiorn­o toccherà a

“La dolce vita” (replica alle 22.50), mentre alle 14.50 vedremo “I vitelloni” (replica alle 0.50). Alle 16.50 sarà la volta di “Giulietta degli spiriti”, mentre alle 21 vedremo “Amarcord”. Cosa abbia significat­o Fellini per il cinema mondiale è impossibil­e da sintetizza­re. Ma in effetti potrebbe bastare una parola soltanto. Fellini ha generato un aggettivo d’uso in tutte le lingue: “felliniano”, che rende ancora meglio nell’inglese “felliniesq­ue”, ovvero qualcosa di visionario, surreale e a suo modo grandioso come può essere solo un suo film. Dopo una intensa giovinezza riminese, il 19enne Federico va a Roma, dove emerge subito come vignettist­a e autore satirico. La sua vena è così ricca che inizia anche a scrivere freneticam­ente testi per la radio. Il passaggio al cinema è rapido: mette le mani in decine di soggetti e sceneggiat­ure, dalle commedie più commercial­i ai capolavori del neorealism­o (“Roma città aperta”, “Paisà”…). Nel 1952 dirige il primo film tutto suo,

“Lo sceicco bianco”, ed è l’inizio di una storia trionfale. Vincerà cinque premi Oscar (l’ultimo, nel 1993, alla carriera) e si farà mito attingendo a un patrimonio infinito di sogni, ricordi e ossessioni.

Tutto in una girandola di collaboraz­ioni storiche (con Marcello Mastroiann­i, Alberto Sordi, Tonino Guerra e il musicista Nino Rota, tra gli altri), amicizie sornione e amori veri o presunti. Fellini è un mito che genera altri miti: Mastroiann­i come l’uomo italiano per definizion­e, le donne prosperose e al contempo madri, la “dolce vita”, l’infinita persistenz­a della giovinezza, il circo come messa in scena della vita tra spettacolo e tristezza.

 ??  ?? DIETRO LE QUINTE Federico Fellini sul set di “La dolce vita” (‘60); a destra, Anita Ekberg e Marcello Mastroiann­i.
DIETRO LE QUINTE Federico Fellini sul set di “La dolce vita” (‘60); a destra, Anita Ekberg e Marcello Mastroiann­i.
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 ??  ?? UNA GIOVINEZZA MITICA Magali Noël (la “Gradisca”) e Bruno Zanin (l’alter ego di Fellini giovane) in “Amarcord” (‘73).
UNA GIOVINEZZA MITICA Magali Noël (la “Gradisca”) e Bruno Zanin (l’alter ego di Fellini giovane) in “Amarcord” (‘73).
 ??  ?? IL QUINTO OSCAR NEL 1993 Il regista con l’Oscar alla carriera. Con lui, Sophia Loren che gli consegnò la statuetta.
IL QUINTO OSCAR NEL 1993 Il regista con l’Oscar alla carriera. Con lui, Sophia Loren che gli consegnò la statuetta.
 ??  ?? NELLA STORIA Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, scena leggendari­a di “La dolce vita”.
NELLA STORIA Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, scena leggendari­a di “La dolce vita”.

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