TV Sorrisi e Canzoni

Scapaccion­i al televisore

- av@mondadori.it di Aldo Vitali

Da bambino abitavo in una casa isolata in campagna, dove i collegamen­ti erano precari: un colpo di vento e la luce saltava. E forse per solidariet­à il telefono non dava più segni di vita. Stessi problemi col televisore, da cui spesso sparivano le immagini, sostituite da una sfilata di strisce bianche e grigie come i cappotti di mia mamma. Succedeva sempre nei due casi che mi stavano più a cuore: le partite di calcio e Carosello. La tecnica di mio papà era di dare delle sonore pacche sui lati di quel mastodonti­co oggetto. Invano: il sistema degli scapaccion­i funzionava con me, ma non con il televisore. Carosello mi ossessiona­va, tanto che talvolta usavo le parole delle scenette. Per esempio descrivevo i miei malanni con le parole della réclame (oggi si dice spot) del Cynar: «Mamma, oggi non posso andare a scuola, ho il logorìo della vita moderna alla pancia». Carosello mi ha anche insegnato che, al di là della Maolina (la collina dispersa nel nulla dove vivevo), esisteva una vita piena di allegria e personaggi buffi. Enzo Caffarelli a pagina 36 ci racconta la storia di questo programma indimentic­abile e lo spunto è la collezione di statuine dei suoi personaggi-simbolo che trovate in edicola con Sorrisi. La prima è quella di Calimero, il pulcino emarginato perché nero, che sognavo di trovare nel pollaio. Ma le mie galline erano dispettose: i loro pulcini erano sempre tutti inesorabil­mente gialli.

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