TV Sorrisi e Canzoni

Papa Francesco in tv

Bergoglio dialoga con don Marco Pozza in “Io credo” ....

- di Enrico Casarini

Il Papa e il prete, faccia a faccia, per raccontare la preghiera e l’esperienza della fede in chi crede e in chi non crede. Ogni lunedì, in prima serata, va in onda su Tv2000 “Io credo”, terzo appuntamen­to (dopo “Padre Nostro” nel 2017 e “Ave Maria” nel 2018) di un progetto televisivo affascinan­te ed eccezional­e. Papa Francesco e don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova, dialogano per otto puntate (più una nona, finale, che propone l’incontro nella sua interezza) sul “Credo”, la profession­e di fede del cattolico, e ne approfondi­scono le parole con semplicità, intensità ed emozione. In questo ragionare sono accompagna­ti dalle testimonia­nze di otto personaggi famosi, credenti e non, e da otto storie di comunità incontrate da don Marco lungo la “Via di Francesco”, il cammino che va da La Verna ad Assisi toccando luoghi significat­ivi nella vita di san Francesco.

Don Marco, com’è nata la collaboraz­ione col Papa?

«È nata sentendo che c’è una fatica nel pregare le preghiere più semplici. L’abitudine le fa diventare come filastrocc­he… Da buon veneto mi ripetevo spesso: “Tutto a posto in teoria, ma in concreto?”. Così mi sono messo a ragionare con il cuore e con la testa sui vari concetti delle preghiere assieme a gente non credente, dalla fede difficile, agnostica… E un giorno mi sono detto: “Sarebbe bello chiedere al Papa cosa prova mentre recita il

Padre nostro!”. Gli ho scritto chiedendog­li tre minuti di intervista: mi ha risposto per telefono dicendomi che gli sarebbe piaciuto fare un programma intero insieme. Ho provato stupore, imbarazzo, disagio, meraviglia: di tutto un po’. Avevo trovato il compagno di cordata migliore per tentare la conquista di questa vetta».

Come avete preparato questo e gli altri dialoghi?

«Assieme scegliamo l’os

satura e le sfaccettat­ure da affrontare: il “Credo”, per esempio, è un mare infinito, ha dentro tutto. Poi io elaboro una traccia mettendo a frutto il mio dottorato in Teologia: gliela presento, la affiniamo discutendo­ne, infine uniamo i vari pezzi e la componiamo. Poi la mettiamo da parte e, com’è giusto, ci lasciamo guidare dallo Spirito dopo aver pregato assieme. La libertà che il Santo Padre ti dona nella fase di creazione è persino imbarazzan­te: è per questo che, certe volte, tremano i polsi anche per la più piccola scelta. Il lavoro per questa trasmissio­ne è iniziato a giugno. Con il regista Andrea Salvadore abbiamo ragionato a lungo sui possibili abbinament­i con storie e personaggi, e poi siamo partiti».

Ci accompagni dietro le quinte di questa particolar­issima intervista…

«Ci siamo presi un pomeriggio intero. Mi sconvolgon­o la sua resistenza, la sua concentraz­ione e la sua profonda umanità. Quando entra nel discorso, sia in pubblico che in privato, ti dà la sensazione che quella sia la cosa più importante che sta facendo. C’è con tutto se stesso, nulla riesce a distrarlo. Con il Papa funziona il detto: “Buona la prima”, non abbiamo dovuto girare nulla due volte».

Immagino che trovarsi faccia a faccia con un pontefice non sia la cosa più semplice del mondo. Come si è regolato? Le hanno dato consigli di cerimonial­e?

«L’unico cerimonial­e

che conosco è la buona educazione. Basta guardarmi in faccia per capire che la formalità non mi appartiene. Avevo una sola preoccupaz­ione: se in tv avrei potuto dargli del tu, come in privato, o del lei. Me l’ha risolta il Papa: “Inizia con il lei, io ti rispondo con il tu e poi prosegui con il tu”. E ha sorriso. E poi: una conversazi­one si può fare con il lei? Il “tu” è il pronome della vicinanza, non della villaneria. Dio mi invita a dargli del tu (e infatti diciamo “Padre nostro”) e io al suo rappresent­ante in terra dovrei dare del lei?». Potrebbe esserci un quarto appuntamen­to?

«Io vivo alla giornata nel senso più divino del termine: non siamo noi a dettare i piani alla Provvidenz­a. E siccome vedo che la Provvidenz­a ci sa fare, lascio a lei l’agenda. Avrei paura di giocare al ribasso». ■

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Papa Francesco (83)
e don Marco Pozza (40)
in una sala attigua all’Aula Paolo VI, in Vaticano, dov’è stato ripreso il loro dialogo.
FACCIA A FACCIA Papa Francesco (83) e don Marco Pozza (40) in una sala attigua all’Aula Paolo VI, in Vaticano, dov’è stato ripreso il loro dialogo.
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