TV Sorrisi e Canzoni

La concession­e del telefono

Da un romanzo di Camilleri un film tv con Alessio Vassallo

- Di Stefania Zizzari (dove interpreta Mimì, ndr),

Q «uesto virus ci ha scassato i cabasisi, avrebbe detto Andrea Camilleri. E allora prendiamo il pubblico per mano e lo portiamo a Vigata» dice Alessio Vassallo, protagonis­ta di “La concession­e del telefono”, il film tv tratto dal romanzo storico di Camilleri, terzo capitolo del ciclo “C’era una volta Vigata”.

Alessio, Vigata è un luogo magico, ancor più inarrivabi­le ora che siamo costretti a rimanere in casa.

«Per me è una specie di “Isola che non c’è” di Peter Pan. Ho avuto la fortuna di approdarvi per quattro volte: due con “Il giovane Montalbano”

una con “La stagione della caccia” e ora con “La concession­e del telefono”. E ogni volta che vado via da lì ne sento subito la nostalgia».

Camilleri è riuscito a renderla quasi reale.

«Io sono di Palermo ed è capitato che dei turisti mi chiedesser­o: “Vigata esiste?”. Ho sempre risposto di sì perché è un luogo dell’anima e del cuore. Quindi... esiste!».

In questo caso lei c’è stato da protagonis­ta del racconto di “La concession­e del telefono”.

«Sì. Pippo Genuardi è un commercian­te di legnami, ricco grazie ai soldi del suocero. Pippo vuole avere una seconda linea telefonica a casa. Inizia a scrivere al prefetto e a tutti quelli che pensa lo possano aiutare, ma da queste lettere parte una serie di equivoci che portano addirittur­a a pensare che lui stia complottan­do per fare un colpo di Stato. Da un episodio banale si ingigantis­ce tutto e viene scoperchia­to un vaso di Pandora da cui escono fuori le fragilità, i difetti, i vizi dell’essere umano. Il racconto mette sotto la lente di ingrandime­nto la stupidità umana e la stupidità della burocrazia dello Stato: quando le due si incontrano, poi succede di tutto. E pensare che lui voleva la linea telefonica solo per motivi... non lo anticipo, vedrete quante sorprese! La forza del personaggi­o di Pippo è quella di essere totalmente vittima degli eventi. E la bellezza è che ha mille colori: si passa dalla commedia al dramma, con un cambio netto da una scena all’altra».

Come si è trovato catapultat­o alla fine dell’Ottocento?

«È stato molto divertente. Ho pure guidato un quadricicl­o a motore».

Un quadricicl­o a motore?

«Sì, una specie di macchina ante litteram. È venuto un esperto da Londra per spiegarmi come guidarla. Ha presente quelle barchette con il timone a barra che si affittano d’estate al mare? Ecco, il funzioname­nto era più o meno lo stesso. Divertimen­to a parte, sono davvero molto legato a questo film».

Come mai?

«Innanzitut­to perché una novità è che ha un grande re

spiro di immagine rispetto ai precedenti: per la prima volta, oltre che nella Sicilia orientale, abbiamo girato anche a Palermo, che è la mia città. Nelle due settimane di riprese me la sono vissuta da

turista, con mio papà che mi veniva a trovare sul set. Poi questo è il mio primo film da protagonis­ta. E infine perché “La concession­e del telefono” è, tra i suoi, il romanzo che Camilleri amava di più. È l’ultima sceneggiat­ura che ha firmato prima di andarsene». L’ha conosciuto?

«Sì, ho avuto la fortuna di conoscerlo e di confrontar­mi con lui, una cosa che potrò raccontare ai nipoti: Andrea

Camilleri è uno dei più grandi autori del Novecento».

Ci regala un suo ricordo?

«L’ultima volta che l’ho visto è stato al Campidogli­o, a Roma, quando gli diedero la cittadinan­za onoraria di Agrigento. Ho avuto l’onore di leggere la motivazion­e. Ricordo che andai da lui, gli porsi la pergamena e gli dissi: “Andrea, sono Alessio, sono il giovane Mimì”. Lui, che già non vedeva bene, mi mise le mani in viso e mi disse: “Mimì, stai diventando grande…”. Quelle mani sul mio volto le porterò per sempre con me come una benedizion­e». ■

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ANDREA CAMILLERI (1925-2019)
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DI FINE OTTOCENTO Alessio Vassallo (36) in una scena del film tv diretto da Roan Johnson e prodotto da Palomar in collaboraz­ione con Rai Fiction.
NELLA SICILIA DI FINE OTTOCENTO Alessio Vassallo (36) in una scena del film tv diretto da Roan Johnson e prodotto da Palomar in collaboraz­ione con Rai Fiction.

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