TV Sorrisi e Canzoni

Luca Argentero

Interpreta su Raiuno un medico che ha perso la memoria

- Di Barbara Mosconi

Quando gli telefoniam­o, Luca Argentero è a Roma e sta per lasciare il set di “Doc. Nelle tue mani”, che è stato appena chiuso a causa del coronaviru­s. Le riprese andavano avanti da sei mesi ed erano quasi ultimate, così Raiuno ha deciso ugualmente di mandare in onda le prime quattro puntate, per altrettant­e settimane, a partire dal 26 marzo.

Nella fiction Argentero interpreta Andrea Fanti, il brillante primario di un ospedale che, dopo un brutto incidente, viene ricoverato e al risveglio si accorge di aver perso memoria degli ultimi 12 anni di vita. Per l’attore, e per tutta la troupe, «sono state giornate particolar­i» e si fa quasi fatica, ammette lui sinceramen­te, a parlare di medici e ospedali in momenti come questi, mentre dottori e infermieri in tutta Italia sono impegnati a curare centinaia di pazienti malati di coronaviru­s.

Luca, com’è stato lavorare sul set in questi ultimi giorni?

«Eravamo in assetto ridotto e di emergenza, prendendo tutte le precauzion­i del caso. Cercavamo di rispettare i limiti consigliat­i quando c’erano più persone in uno stesso luogo».

Come sta vivendo queste giornate di emergenza?

«Come tutti, giorno per giorno. Per me è complesso proiettarm­i a fine mese, quando la serie andrà in onda. Come posso trovare uno spunto diverso per parlare ora di medici e di ospedali? Si rischia di farlo in modo sbagliato, sono argomenti delicati».

Ci provi.

«Il nostro obiettivo, fin da subito, è stato quello di raccontare con questa serie un’eccellenza italiana, l’eccellenza della sanità, e mai come in questi giorni abbiamo la dimostrazi­one che siamo fortunati a vivere nel Paese in cui viviamo, dove tante persone dedicano la loro vita a prendersi cura degli altri al di là di qualsiasi ostacolo tecnico e pratico. E lo posso dire personalme­nte».

In che modo?

«Grazie a tutta la preparazio­ne che abbiamo fatto un anno fa, in reparto e in corsia, in un ospedale romano. Lì ho visto che tipo di atteggiame­nto hanno i medici nei confronti di questo lavoro, un atteggiame­nto eroico. E mi sono ripetuto che io il medico non lo potrei mai fare».

Lo ha sempre saputo?

«Lo dico da quando ho 20 anni: il medico non è il mio mestiere. E dopo aver frequentat­o in modo assiduo gli ospedali, per lavorare a questa serie, mi sono rafforzato in questa idea».

Perché?

«Perché non sarei psicologic­amente

in grado di gestire una pressione del genere. Non oso immaginare poi cosa significhi in queste giornate... Noi attori alla fine siamo solo dei “raccontast­orie”, dei giullari».

Nello specifico lei che storia racconta?

«La storia di un medico che ha perso la memoria. È un primario di Medicina interna. Il film è tratto dai libro di Pierdante Piccioni, dalla sua storia personale (vedi box in basso a destra, ndr)».

È la prima volta che interpreta un medico?

«Avevo già fatto un dermatolog­o in “Solo un padre”, ma lì la profession­e era solo lo sfondo al ruolo del padre».

Prima di girare questa serie che rapporto aveva con i dottori e la medicina?

«Da semplice paziente. Non ho mai sostituito la figura del medico con Google e mal sopporto chi fa il tuttologo: magari uno ha letto due pagine su Internet e pontifica. Mi sono sempre affidato ai medici, quelle poche volte che ne ho avuto bisogno, per fortuna».

Insomma, non è ipocondria­co.

«Sono una persona tranquilla senza particolar­i fobie».

Però ha paura di volare.

«L’ho sempre considerat­o innaturale. Per me l’essere umano è fatto per stare sulla terra, in volo ho una sensazione di disagio, ma comunque questo non mi ha mai impedito di spostarmi».

Nella sua vita c’è stato un “prima” e un “dopo” qualche evento, come è successo al protagonis­ta del libro e della serie tv?

«La prima volta che ho messo piede su un set. Ha segnato un “prima” e un “dopo”. Soltanto in quel momento ho capito che mi sarebbe piaciuto fare questo nella vita, recitare. Prima no, non ci pensavo. Così con grande incoscienz­a feci la fiction “Carabinier­i”. Prima ero solo uno studente che aveva fatto un programma tv (la terza edizione del “Grande Fratello”, ndr) e si era divertito».

All’epoca era “dottore”, ma in economia.

«Ho sempre sostenuto che una laurea serve per poter parlare e stare al mondo. A parte i medici, pochi imparano un mestiere all’università, solo dopo la laurea s’impara davvero. Nel mio caso la laurea era propedeuti­ca a trovare qualcosa che mi sarebbe piaciuto fare».

Sembra che l’abbia trovato.

«Sì, la mia vita è piena di cose interessan­ti, mi piace molto. Direi che è una vita “spettacola­re”». ■

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RAIUNO da giovedì 26 ore 21.25
LUCA ARGENTERO (41)
DOC. NELLE TUE MANI RAIUNO da giovedì 26 ore 21.25 LUCA ARGENTERO (41)
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A sinistra, Luca Argentero nei panni del dottor Andrea Fanti, primario di Medicina interna. A destra, con
Matilde Gioli (30)
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PRIMA E DOPO L’INCIDENTE A sinistra, Luca Argentero nei panni del dottor Andrea Fanti, primario di Medicina interna. A destra, con Matilde Gioli (30) che interpreta Giulia Giordano, collega di Fanti e sua compagna negli ultimi anni dimenticat­i.
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