MARCO SARDONI CATTIVO E DISPERATO
Eccolo, finalmente, il cattivo! Il motore primo e sostanzialmente unico di ogni disastro avvenuto nelle corsie di “Doc Nelle tue mani” è il dottor Marco Sardoni. Questo amico “traditore” ha il volto di Raffaele Esposito, che non è affatto cupo e mediocre come il suo personaggio, anzi è un attore con una lunga e bella carriera teatrale, che con questa serie ha trovato il suo primo grande ruolo in tv.
Raffaele, lei è cattivissimo.
«Era uno sporco mestiere, ma mi ha divertito farlo. Però non sono un tagliagole! Sono travolto dalle vicende. Sono la persona sbagliata che nella situazione sbagliata dà la risposta sbagliata».
Dove ha tratto l’ispirazione per tanta fredda crudeltà?
«Robert Mitchum, in quel classico hollywoodiano del 1955 che è “La morte corre sul fiume”. Penso al suo finto predicatore e vero assassino, e vedo un animale da palcoscenico capace di essere spietato e seducente».
Parlando di palcoscenico e di amici che tradiscono, Sardoni ricorda lo Iago di “Otello”.
«Sì, ci ho pensato anch’io. Io sono uno scarsissimo utilizzatore di social network, ma mia sorella mi tiene aggiornato e mi dice che di Sardoni si parla malissimo. Così mi sono ricordato che nell’Ottocento un attore che faceva Iago fu ucciso con una fucilata mentre era in scena: uno spettatore aveva fatto giustizia».
Che cosa sta facendo in questi giorni di “quarantena”?
«Sono a Palermo e mi rivedo in tv con i miei due bambini. Non bado molto a me stesso, perché il vero spettacolo è guardare loro, la loro gioia e la loro sorpresa nel vedere il papà in tv e di fianco a loro. La mia avventura, però, è stata l’arrivo a Palermo…».
E quindi ce la deve raccontare… «Il 7 marzo ero sul palcoscenico del grande teatro Barbican di Londra. Avevamo appena finito l’ultima replica della “Tragedia del vendicatore”, uno spettacolo del Piccolo Teatro di Milano in tournée europea, e abbiamo ricevuto la visita di Cate Blanchett e Ian McKellen (il Gandalf del “Signore degli anelli”, ndr). Era il momento dei complimenti, della festa, e ci hanno detto di correre in albergo: bisognava tornare subito in
Italia. Non ho neanche fatto un selfie…
D’altra parte, però, io i selfie non li so neanche fare, quindi mi basterà questo bel ricordo». ■