Carlo Conti
«Penso a chi sta male e a chi lotta per combattere il virus. So di essere un privilegiato, ho anche un giardino e tre galline!»
Ci racconta i suoi giorni in famiglia nella casa di Firenze
L «a disturbo?». «Ma no si figuri. Matteo sta facendo finta di fare i compiti, Francesca lo segue e io ho approfittato di questa giornata di primavera e sono seduto al sole». Non è una novità. Lei lontano dal sole non riesce proprio a restare.
«È vero
È invece una novità l’intervista in periodo di isolamento…
«Già. Nessuno lo avrebbe immaginato, questi scenari li avevamo visti solo nei film di fantascienza. Ma mi lasci fare una premessa».
Prego.
«Chi come me è fortunato, sta bene, ha la sua famiglia accanto, ha disponibilità, ha una casa comoda, ha addirittura uno spazio esterno, non deve dire nemmeno “a” perché per noi questa è una sorta di vacanza forzata. Davvero non c’è nulla di cui lamentarsi. Il pensiero va a chi deve andare a lavorare, ai medici, agli infermieri, ai volontari, alle Forze dell’ordine che sono in trincea, alle persone che hanno una famiglia numerosa e vivono in 40 metri quadrati e a quelli che cominciano a sentire il peso economico e non arrivano a fare la spesa. Quello è il problema grosso, noi siamo comunque dei privilegiati».
In questa “vacanza forzata” come trascorre le sue giornate?
«Il tempo vola, specialmente con un bimbo piccolo. È Matteo che scandisce
gli orari, ha sei anni e stando dietro a lui le giornate passano velocissime».
Che cosa fate insieme?
«Per prima cosa, dopo la colazione, andiamo a vedere se le galline hanno fatto l’uovo».
Le galline?
«Sì sono tre e devo dire che sono pure brave: fanno due o tre uova fresche al giorno. Le facciamo uscire un po’ dal pollaio, Matteo ci gioca, prova a prenderle. Una è più tranquilla e si lascia avvicinare, le altre due sono più schive».
Hanno un nome?
«Certo! Matteo, Francesca e Carlo. Sono una marrone, una bianca e una nera. Indovini quella che si chiama Carlo di che colore è (ride)?».
E dopo le galline?
«Si gioca a pallone, si costruiscono dei giochi: ieri abbiamo provato a fare un fucilino con le mollette per il bucato e l’elastico. Ovviamente non funziona, l’elastico non parte… Poi prendiamo le farfalle per poi liberarle, studiamo come è fatta una cavalletta o quanto è veloce una lucertola, capire che la vespa o l’ape vanno lasciate tranquille sennò pungono. In un prato c’è la scoperta della natura, e per un bambino è fantastico. Ecco, ora per esempio Matteo ha finito i compiti, ma le avevo detto che faceva solo finta, ha preso il retino per i pesci ed è partito alla ricerca delle farfalle... Mi trovo a trascorrere tanto tempo con mio figlio ed è una fortuna incredibile».
Come gli ha spiegato la necessità di rimanere in casa?
«È stato lui a dirmi: “Bisogna stare attenti babbo, ma se questo virus ce l’hai dentro, poi hai dei batteri buoni che battagliano contro questo virus, lo mandano via e te guarisci”. Anche se sembra che non ascoltino, i bambini sono delle spugne che assorbono quello che passa in tv e lo recepiscono. Quando vede che sto per uscire per andare a fare la spesa si raccomanda: “Babbo i guanti li hai messi? Non ti toccare gli occhi!”. Dice che ha voglia di vedere i suoi compagni, ma non gli pare vero di non dover andare a scuola».
E poi si sta godendo il suo babbo …
«Sì, non capita normalmente di stare così tanto tempo insieme».
Neanche sua moglie Francesca è abituata ad averla così tanto a casa.
«Per ora pare che non si lamenti