HOLLYWOOD Un sogno fatto di cinema
Mentre il modo di raccontare la diversità nelle serie tv è diventato un tema cruciale in tutto il mondo, il più impegnato tra gli autori televisivi milionari coglie l’occasione per riscrivere il passato del cinema. “Hollywood”, la seconda serie di Ryan Murphy per Netflix (la prima era stata “The politician”), in arrivo il 1° maggio, mette in scena un’utopia retrodatata in sette episodi che risponde alla domanda: cosa sarebbe accaduto se nell’età dell’oro del grande schermo (cioè negli Anni 50 del boom dopo la Seconda guerra mondiale) avesse trionfato la coscienza progressista contemporanea, dando voce alle categorie discriminate e in particolare alle donne? Tutte le cifre stilistiche del prolifico Murphy (qui al timone assieme a Ian Brennan) concorrono a dipingere il ritratto di un gruppo di attrici, attori, produttrici, produttori, registi, sceneggiatori che lottano nella Los Angeles in cui ancora oggi tutti sperano di riuscire a sfondare. Con un cast che include Jim Parsons, l’ex Sheldon Cooper di “The Big Bang theory” finalmente liberato dal suo ruolo decennale, ma anche la geniale star dei musical Patty LuPone e l’astro nascente David Corenswet (River di “The po
litician”), “Hollywood” è una serie fatta della materia dei sogni e punta alla gioia e all’ispirazione positiva mentre immagina una giustizia sociale che non è mai stata ed è ancora ben lontana dal concretizzarsi. Del resto, se nel 2020 della corsa allo streaming esiste una singola personalità capace di dare forma alle istanze di cambiamento e inclusione, quella persona è certamente Murphy. Dopo la rivoluzionaria serie “Pose” continua a dimostrare che un’altra Hollywood è possibile nei fatti, oltre che nelle parole, se esistono la volontà e le risorse adatte a fare la differenza.