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Vedrete la nuova

- Ndr) (Presta, (così Paola ha battezzato il gesto del marito di tenerle il viso chiuso tra le mani per tranquilli­zzarla, ndr)».

non ce l’avrei fatta. Recitavo il ruolo della brava presentatr­ice, ma non potevo essere me stessa perché non sapevo chi fossi. Quando non ci sei tu, con le tue emozioni, paure, bisogni e vissuto, inevitabil­mente ne esce una immagine fredda, anche se in apparenza precisa».

Il momento più difficile?

«Quando durante il reality “La talpa” abbiamo sotterrato i concorrent­i. Ho iniziato a stare malissimo, a non respirare. Mi ha salvata la pubblicità. Ma ce ne sono stati tanti altri. Nel 1986 quando presentavo “Azzurro” e dovevo introdurre la mia squadra mi sono bloccata a metà frase. Mi hanno presa, portata dietro le quinte, ho ingoiato una pasticca e l’ho rifatto. Per fortuna era un programma registrato, ma quella è stata la prima volta che non sono riuscita a gestire la situazione. Avevo 20 anni».

Era una ragazzina, che tenerezza mi fa sapendo quello che ha passato.

«Mi sono fatta tanta tenerezza anche io, mi vorrei abbracciar­e rivedendom­i in quelle situazioni».

Possiamo dire che ne è uscita quando in quel “Mostro” ha riconosciu­to le emozioni che le impedivano di vivere?

«Sì, una mattina mi sono svegliata e mi sono accorta che da tre giorni non pensavo più agli attacchi di panico. Da lì ho iniziato a stare meglio, ma è stato un percorso graduale. La psicoterap­ia da sola non ha la soluzione, ma ti dà gli strumenti per capire cosa ti fa stare male».

L’amore l’ha aiutata?

«Non tanto l’amore, ma avere accanto una persona come Lucio

che capiva quello che stava accadendo e non sminuiva la situazione. È stato fondamenta­le perché quando stavo male potevo dirlo a lui, ma se ne accorgeva anche da solo, dal mio sguardo perso, e allora facevamo “casetta”

L’emergenza sanitaria non ha fatto riaffiorar­e le vecchie paure?

«No, perché quelle erano una cosa diversa. Ero io che dovevo conoscermi. Ma ora quel nodo l’ho sciolto e risolto. Ho affrontato questo periodo con angoscia, ansia e paura come tutti, però con lucidità».

Ho visto che si è fatta male a una gamba. Cosa le è successo?

«Faccio yoga da un anno e mezzo ma ero a casa senza l’insegnante e siccome mi annoiavo ho esagerato e ho rischiato di strappare il quadricipi­te. Così devo fare fisioterap­ia!».

Cos’altro ha fatto in quarantena?

«I primi dieci giorni sono andati bene, perché finalmente io e Lucio abbiamo potuto passare tanto tempo insieme. Poi però volevamo uscire, vedere gli amici, i figli, mio nipote. Tanti dicono che in questo periodo si sono ritrovati, ma io lo avevo già fatto! La mattina compravamo i giornali a turno, leggevamo sul terrazzo al sole.

Lucio Presta (60),

«Credo di non essere mai stata così serena, ho iniziato a vivere da poco e mi godo ogni momento. Non sapevo abbracciar­e le persone, ora tocco tutto e tutti. Anche se me lo hanno vietato per la pandemia tornerò presto a farlo!».

Pensa che cambierà qualcosa nel suo lavoro dopo questo libro?

«Non lo so. Di sicuro ora sarò sempre me stessa e non so se questo porterà dei cambiament­i. Adesso la maschera è calata per tutti e mi sento più libera di essere ciò che sono, nel bene e nel male».

Quando vedremo la nuova Paola?

«Tornerò in autunno in Rai, ma non posso dire altro. È stato un anno intenso, è nato il mio primo nipote, Pietro, sono stata vicina a mia figlia Giulia, ho scritto il libro e ora sono pronta per tornare. Sono curiosa anch’io di vedere la “nuova” Paola». ■

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