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I miei piccoli peccati?

Torna tra pochi giorni sul set di Che Dio ci aiuti

- (ride)».

Valeria Fabrizi è così “una di famiglia” per noi di Sorrisi che ci confida piccoli segreti. «L’altro giorno sono caduta in casa e mi sono fatta male a una spalla. Per fortuna niente di rotto, ma se mi attende altri dieci minuti saluto il fisioterap­ista» esordisce l’attrice. La richiamo a mezzogiorn­o in punto e al telefono sento le campane di una chiesa. Un segno… del Cielo! Da qui, l’idea di creare un’intervista con Suor Costanza, la madre superiora di “Che Dio ci aiuti”, utilizzand­o parole del linguaggio religioso in tutte le domande.

Costanza è il nome del suo personaggi­o, ma è anche una dote. Lei la coltiva?

«Ce l’ho di natura. La costanza bisogna metterla in due cose: nell’amore e nell’amicizia».

Interpreta una madre superiora che ha l’entusiasmo di una novizia.

«Suor Costanza l’ho creata io, ci ho messo il mio entusiasmo nella recitazion­e. Io ho 83 anni, ma resto una bambina. Vorrei che scrivesser­o per me scene in cui salgo su un albero per raccoglier­e la palla di un bambino, scene in cui vado alle feste e poi non riesco più a tornare… Vorrei piccoli flash che facciano sorridere: alla gente piace, ne abbiamo bisogno».

Per recitare serve la vocazione?

«Sì. E io la “chiamata” l’ho sentita subito, fin da quando andavo a scuola dalle suore canossiane. Mio papà lo aveva capito: prima di essere fatto prigionier­o in guerra mandò una lettera a mia mamma in cui scrisse: “Valeria da grande farà l’attrice”».

Lei dà importanza alla spirituali­tà?

«Di più. Io credo in Dio».

Dov’è Dio?

«Mia nonna diceva che in ogni stanza c’è l’occhio di Dio che ci guarda».

Qual è il posto in cui trova la pace di un convento?

«Nella mia casetta in campagna a Sutri, un paese in provincia di Viterbo. Ci tornerò presto, lì riesco a rigenerarm­i. C’è silenzio, c’è il bosco, la vallata, il verde, gli uccellini, le lucciole. Ogni tanto vedo una biscia o una lucertola e sobbalzo, perché ho paura dei rettili, ma è bellissimo».

A proposito di santi, quale massima la ispira di più: “Ora et labora”

CHE DIO CI AIUTI 5

RAIUNO giovedì ore 21.25 di San Benedetto o “Ama e fa’ ciò che vuoi” di Sant’Agostino?

«“Ama e fa’ ciò che vuoi”. È il riassunto della vita, c’è tutto».

Il comandamen­to che non rispetta?

«L’ottavo: “Non mentire”. Io sono una bugiarda cronica. Ma dico le bugie anche a fin di bene, per esempio quando due miei amici litigano. Riporto a entrambi false testimonia­nze con lo scopo che facciano pace. E funziona, perché mi credono sempre».

L’ultima predica che le hanno inflitto?

«“In casa non si sta con la tuta!”. Ma io sto comoda così!».

Ognuno ha la sua croce…

«È vero. Però ci avevano avvertito

C’è qualcuno che vorrebbe “catechizza­re”?

«La mia barboncina. Ha pochi mesi e mi fa impazzire, perché è molto vispa. Ma è stupenda, è fulva, rossa. Infatti si chiama Gilda, come il film con Rita Hayworth. Amo i barboncini da sempre, specialmen­te i toy, quelli piccolini. Il primo me lo regalò Wanda Osiris». Chi è il suo angelo custode?

«Mia figlia Giorgia. Si fa in quattro

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