TV Sorrisi e Canzoni

Se sono il Capitano lo

Dopo ben 16 anni parla l’anima di

- Di Enrico Casarini «Non c’è una persona specifica. L’imprinting «Eh, potrei dire l’arrivare alla pensione! Scherzi a parte, sono tanti piccoli ingranaggi. Amo da sempre «Ci crede se dico che è tutto improvvisa­to? No, vabbè, proprio tutto no. C’è un lavoro

Dici Marco Galli e automatica­mente pensi a “Tutto esaurito”, la trasmissio­ne che guida dal 2002 con l’obiettivo di portare un sorriso nel risveglio degli ascoltator­i di Radio 105, e che da anni è lo show del mattino più seguito della radio italiana. Questo successo quotidiano ha un rischio: quello di farci dimenticar­e che Marco ha attraversa­to da protagonis­ta più di 40 anni di storia delle nostre emittenti private. In questa sua lunghissim­a “diretta” il rapporto con il pubblico si è fatto letteralme­nte familiare, come se il Capitano (il suo soprannome) conducesse stando in casa, in automobile o al lavoro con ciascun ascoltator­e. E ciascuno fa sua questa voce trascinant­e, capace di far girare intorno a sé una banda di “complici” nella conduzione, pronti a cogliere ogni spunto per trasformar­lo nella risata o nella riflession­e che accendono il mattino. Ma questa voce è anche molto schiva e da 16 anni ha scelto di non parlare di sé. Finché non è arrivato Sorrisi. sto da un punto di vista emotivo…

«La voce è la porta delle emozioni. La mia vita è stata scandita dalle voci e dalla voce, a cominciare da quella di mio nonno che mi leggeva le favole. Ero innamorato del suono già da piccolo. Avevo 6 anni quando di nascosto chiamavo il numero dell’ora esatta e stavo almeno 40 minuti ad ascoltare quella voce. Ho rischiato di perdere non so quanti treni perché rimanevo incantato dagli annunci del capostazio­ne: la follia si intravedev­a già da lì!».

La voce se viene da una radio diventa una compagnia calda, rassicuran­te, capace di vincere qualunque solitudine. Insomma, la radio è una magia?

«La radio è magia, perché nasce sull’immaginazi­one che a sua volta dà vita alle proiezioni della nostra mente. Pur senza chiudere gli occhi riusciamo a vedere qualcosa che è solo dentro di noi. Oggi con i social è tutto un po’ meno poetico, ma resta la magia della voce che è essenza della radio e quella nessuna può togliercel­a».

Chi l’ha spinta a fare radio?

Pizza (59,

Marco Galli (60, è arrivato quando ero piccolissi­mo. La domenica mattina mio padre e mia madre facevano la pasta a mano e in sottofondo alla radio c’era “Gran varietà” di Johnny Dorelli, ma la molla per me fu “Alto gradimento” di Arbore e Boncompagn­i… Insomma, io crescevo e la radio mi teneva per mano, mi accompagna­va». Oggi, invece, qual è il suo “motore” per continuare? comunicare e amo ascoltare le storie degli ascoltator­i. Non a caso un po’ di tempo fa scrissi il libro “Una voce, tante voci”, e dopo anni, ogni giorno, ancora ci sarebbero pagine da scrivere. È l’emozione il motore della radio».

A che ora inizia il lavoro per preparare “Tutto esaurito”? Lei ci parla dalle 7, ma a che ora suona la sua sveglia?

mi sveglio e non so mai cosa accadrà con precisione. “Tutto esaurito” è un cantiere in cui si lavora al momento, ma a indicarci cosa fare sono davvero gli ascoltator­i, noi seguiamo…».

La chiamano il Capitano: quando ha conquistat­o il “grado”? Le confesso che mi ricorda sempre il Komandante Vasco… ritengo immeritato. E chi mi conosce sa che non lo dico per dire».

Chi è il suo Capitano, invece?

«Questa è facile. Il Capitano nella mia vita è stato mio nonno: un omone con due mani grosse come padelle che ha lavorato per anni nelle ferrovie e mi ha raccontato la sua vita. Lì credo di aver imparato a sintonizza­rmi sull’onda delle emozioni. Nello sport, invece, il Capitano per me è uno e non ce n’è per nessuno: Javier Zanetti».

YouTube c’è un video che racconta la sua partecipaz­ione alla finale della Coppa Uefa del 1997 persa dall’Inter con lo Schalke 04. Il foglio con le formazioni che mostrava alla telecamera lo ha conservato?

«È in una teca dello studiolo di casa mia, guai a chi lo tocca! Io non ho tatuaggi, ma quello lo avrei davvero disegnato sulla pelle».

Tra profession­e e tifo, qual è stata la sua emozione più grande?

«Sviene, perché dà tutto! È come se vivesse una finale di campionato, una volata al Giro d’Italia. Rinviene direttamen­te la mattina dopo!».

Dal suo osservator­io di programma più ascoltato del mattino, le chiedo: come mai la radio riesce a non patire l’arrivo dei giganti della musica digitale?

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