GIALAPPASHOW
si registra in uno studio a Genova. Qui, invece, si comincia nel primo pomeriggio e si va avanti fino a notte inoltrata («A volte si slitta e scatta lo straordinario, anche se il produttore fa di tutto per non farlo scattare» commenta Forest) tra comparse che si aggirano dietro le quinte, comici in cerca di una battuta, costumisti che trasportano da una parte all’altra abiti improbabili, tecnici, fonici, microfonisti e cameraman. In camerino Forest passa in rassegna i vestiti pronti e stirati appesi allo stendino, ne sfila uno parecchio sbrindellato e spiega: «Sono stato sbranato da un cane giocherellone alla dogana svizzera, ero andato in Olanda con Ellen Hidding, la conduttrice della prima puntata, siamo entrati in un coffee shop, ho bevuto qualcosa e poi non ricordo più nulla, ma giunti alla dogana il cane mi ha azzannato». Alle 3 di un piovoso pomeriggio autunnale Forest è sempre brillante: «Se mi vuoi dare un dispiacere devi convocarmi presto. Sono un nottambulo, la notte riguardo i copioni, metto gli accenti». Dopo un’ora anche le comparse sono sedute in studio istruite dagli autori, accanto a Forest si schierano i due buttafuori Fabietto e Mariolino (quest’ultimo, un marcantonio biondo, è il secondo figlio di Brigitte Nielsen), ancora mezz’ora ed entrano i Neri per caso (tutti di nero vestiti con cravatta arancione) e cominciano ad accordare le voci. Passa ancora del tempo finché, dal “gabbiotto” ricavato appena fuori lo studio, dove i Gialappi controllano sui monitor tutti i movimenti, qualcuno grida: «Si comincia?». Finalmente qualcun altro urla: «Silenzio!». Avanza sul palco Francesca Michielin e intona un pezzo dei Beatles rifatto alla maniera degli Earth, Wind and Fire. Nulla qui è come sembra alla prima occhiata o al primo accordo. Ma non si può svelare proprio tutto... ■
Alle pareti abbiamo la serie dei Ciri. C’è una pittrice che disegna solo Ciri, ma vuole restare anonima: è internata