E L S A G IO V INE
iamo troppi sulla Terra? Secondo l’ultimo rapporto Onu sulla popolazione mondiale nel 2030 saremo 8,5 miliardi. E nel 2050, o giù di lì, raggiungeremo quota 10. Mentre la «popolazione ideale» per spartirsi le risorse è più bassa: «Meno dei 7 miliardi che siamo oggi», ipotizza il demografo Gustavo De Santis, professore all’Università di Firenze e presidente dell’osservatorio Neodemos.info. Insomma forse sì, siamo troppi. E se alle stime Onu, pubblicate il 29 luglio, si aggiunge la notizia ancora più fresca che la Cina – che da sola conta 1,4 miliardi di persone, un quinto della popolazione mondiale – potrebbe, entro il 2015, abolire la politica del figlio unico adottata 36 anni fa come metodo di controllo delle nascite, la sensazione è quella di una bomba demografica che sta per esplodere. «Ma non è corretto», continua De Santis. «La Cina finora è cresciuta molto, ma per il futuro la attende una certa stazionarietà: che significa invecchiamento, in un Paese dove praticamente la copertura previdenziale non esiste». Ma i cinesi, liberati da questa legge, faranno più figli? «In realtà, già quando la politica del figlio unico fu adottata, nel
S1979, era già in corso una “riduzione” spontanea, dai sei figli per donna degli anni ’50, ai tre dei ’70. Anche la vicina Corea del Sud ebbe una storia simile, senza provvedimenti politici: semplicemente un cambio culturale, che puntava a fare meno figli e farli stare bene. Lo stesso che fa pensare che difficilmente, ora, anche se potessero, farebbero più figli. Forse, nei primi anni, ci sarebbe il 10% delle nascite in più, ma poi il fenomeno rientrerebbe. C’è piuttosto un altro effetto positivo da prevedere». Cioè? «Dovrebbe ridursi lo squilibrio nel rapporto dei sessi alla nascita. In condizioni naturali, nascono 105/106 maschi ogni 100 femmine. In Cina, però, il rapporto è salito fino a quota 120/100: il figlio maschio produce reddito, mentre la figlia, cui va data una dote, è fonte di spesa. Quindi potendo avere un figlio solo, è meglio averlo maschio. Il che si traduce finora in aborti selettivi». Quindi non sarà probabilmente la Cina la responsabile del boom di qui al 2050. «Probabilmente no, e nemmeno l’India, che pure la raggiungerà nel 2020, perché il rallentamento demografico, in India, è più