Vanity Fair (Italy)

A CHI FA PAURA UNA CAREZZA

Carmelo che il suo amore a Sandra può dirlo solo per lettera. Mariella che vorrebbe condivider­e il polpettone. Mentre in Italia si discute di STANZE DELL’AFFETTIVIT­À in carcere, abbiamo seguito dei colloqui. Con un dubbio: perché deve pagare la famiglia?

- Di GRETA PRIVITERA e CAMILLA STRADA

«Tu piuttosto come stai?».

«Non posso avere i tuoi baci».

«E non posso essere s orata dalle tue carezze». «Sento però lo stesso la tua presenza insieme all’energia del tuo amore».

«Tesoro».

All’improvviso la guardia entrò ad annunciare che il tempo era scaduto. Io e lei ci alzammo in piedi. Le passai un braccio

intorno alla vita. E per un attimo la strinsi sul petto. Lei si fece abbracciar­e come una bambina. Poi la lasciai di scatto. Alzai una mano. E le accarezzai il viso. Subito dopo mi voltai. E uscii dalla porta della sala colloquio senza voltarmi. uella mattina Carmelo era in ansia. In carcere, il giorno dei colloqui è più lungo degli altri: lui ha ricordato in prosa, così, uno dei primi. Ti giochi tutto in un’ora 4 volte al mese (6 per i detenuti normali). Il lavoro, la casa. E i figli, tutto bene a scuola? Quattro ore al mese in una stanza affollata, sotto l’occhio di guardie e telecamere, dove per parlare gridi. Le carezze mettono vergogna. I baci: proibiti. Si amano così da 24 anni, Carmelo Musumeci e Sandra. Da quando, nel 1991, arrestato per traffici illeciti, si è beccato quella che lui chiama «Pena di Morte Viva»: l’ergastolo ostativo. Carmelo ha fatto di tutto per convincere Sandra a rifarsi una vita, ma lei è rimasta, ha cresciuto i figli Barbara, che allora aveva 9 anni, e Mirko, 7, nel rispetto del padre. Ha letto tutte le sue lettere, centinaia, lo ha raggiunto ovunque. Esclusa l’Asinara: qui Carmelo per un anno e mezzo ha rifiutato i colloqui. Troppo distante la Sardegna dalla Versilia dove loro vivevano, troppo costoso il viaggio. Per vederlo 4 ore. Al mese. In gruppo.

JANE E. ATWOOD

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