Vanity Fair (Italy)

«POP» FRANCIS, SENTI QUESTA

- Di FERDINANDO COTUGNO

«corvi» in Vaticano non sono stati gli unici a registrare la voce di Papa Francesco «a sua insaputa». Ma almeno don Giulio Neroni, il «discografi­co dei Pontefici», lo ha fatto a fin di bene. Neroni, responsabi­le musica di Edizioni San Paolo, è il prete che ha fatto da produttore e coordinato­re a Pope Francis Wake Up!, lanciato come «il disco rock prog di Papa Francesco», appena uscito. In realtà, Bergoglio non ha fatto nessun disco, ma si tratta di una serie di discorsi, accompagna­ti da musicisti e cori scelti da Neroni, che aveva fatto operazioni simili già con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Papa Francesco non ha tempo (e probabilme­nte voglia, ultimament­e) di occuparsi di musica, così per portare a termine il lavoro don Giulio ha dovuto soltanto (si fa per dire) affrontare la burocrazia. «Il nostro interlocut­ore è stato Radio Vaticana, in questo momento nell’ambiente la paura principale è che tutto quello che fa o dice il Papa sia strumental­izzato. Ci hanno anche proibito di usare la sua voce negli spot». Ma che problemi potevano esserci? «Nessuno, perché adesso i nemici del Papa sono dentro il Vaticano, non fuori». Come erano andati i dischi dei Papi precedenti? «Giovanni Paolo II ha venduto un milione e mezzo di copie. Benedetto XVI solo 500 mila. Ma Wojtyla aveva un passato da uomo di teatro. Ratzinger era meno

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