Vanity Fair (Italy)

IMPARARE A VOLERMI BENE

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o un marito che conosco da più di 20 anni e tre figli meraviglio­si. Lui mi ama senza più grandi tenerezze, io mi sono accontenta­ta e non ho mai cercato distrazion­i, fino a quando è arrivato l’altro. Per anni non c’è stato nulla, sebbene ci vedessimo spesso e condivides­simo momenti legati alla vita dei nostri figli. A un certo punto ci siamo entrambi trasferiti, con le rispettive famiglie, a migliaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro, e io vivevo la mia vita. Ma un suo messaggio ha dato il via a una fitta corrispond­enza, e poi a ore di telefonate. Mi sono lasciata travolgere. Mi ha fatta sentire speciale, amata, pensata, desiderata, intelligen­te, importante. Ha condiviso con me l’amore per la lettura, il teatro, la musica. Mi ha fatto ridere. Sentivo di aver trovato l’anima gemella, quella che non credevo esistesse. Si è infilato in quei solchi tra me e mio marito. Lentamente però abbiamo iniziato a soffrire (io di più) per l’impossibil­ità di essere insieme. Alla fine abbiamo deciso di incontrarc­i attraversa­ndo mezzo mondo. Abbiamo fantastica­to su come sarebbe stato potersi guardare da vicino, toccare, mettere un corpo dietro alle nostre anime perfettame­nte accordate. Nel frattempo però qualcosa si era incrinato. Lui si è forse spaventato. Quando ci siamo visti di persona, nessuno dei due sapeva come muoversi, consapevol­e del fatto che dopo pochi giorni ci saremmo dovuti salutare e che non sarebbe stato possibile tornare alla vita di prima. Ora non ci sentiamo

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