Vanity Fair (Italy)

Nick, il re del rock

- Di Greta Privitera

Eri il mio tutto. Il mio amore, il mio migliore amico, la mia anima gemella. Dormi sereno, mio dolce principe». Polina Buckley scrive su Facebook queste parole. Le dedica al fidanzato Nick, una delle 129 vittime, morto nella sala concerti del Bataclan. Nick Alexander, 36 anni, inglese, faceva parte dello staff della band che si stava esibendo, gli Eagles of Death Metal. Che, tanto per fare chiarezza dopo le sciocchezz­e uscite, non si traduce macabramen­te con «Aquile del Metallo Mortale». Il Death Metal è un genere, e loro neppure lo fanno, suonano un rock piuttosto tranquillo: il nome lo hanno scelto proprio per creare un ironico contrasto tra quel genere molto estremo e una band classica come gli Eagles, un po’ come battezzars­i «I ricchi e poveri del rap». La sera dell’orrore, comunque, Nick si trovava al Bataclan con il gruppo per vendere, come sempre, il loro merchandis­ing. Ma era più di una questione di magliette, per lui. La sua era una vita on the road: Sum 41, Forever the Sickest Kids, Motion City Soundtrack, New Found Glory, Alice in Chains sono solo alcuni dei nomi dei gruppi con cui ha lavorato, e che oggi lo ricordano sui social chiamandol­o «Re del rock». «È morto facendo quello che gli piaceva», scrivono i genitori. «Nick era un mito», mi racconta il suo amico Zaq Zrust. «Un giorno d’estate, ci saranno stati 40 gradi, lo vedo uscire dal pulmino con addosso la giacca di pelle nera che non si toglieva mai. Gli faccio: “Dai, levatela, cuoci là dentro”. E lui, fissandomi serio: “Nessuno ha mai detto che è facile essere fighi, la vita rock ha il suo prezzo, ed è meglio pagarlo subito”. Non ho mai riso così tanto. Sicurament­e quella giacca ce l’avrà avuta anche venerdì sera». Un’amica che era al concerto con lui, ferita alle gambe, racconta che si erano entrambi sdraiati a terra, fingendosi morti. Ma poi un ragazzo accanto a Nick si è spostato facendo rumore, il terrorista si è girato e ha sparato. Inutilment­e lei gli ha fatto la respirazio­ne bocca a bocca: è spirato tra le sue braccia. «La vita, per Nick, era stare su un pulmino con persone che condividev­ano la sua passione per la musica», conclude Zaq. «Era un ragazzo buono che non aveva paura di rispettare i sogni».

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