Vanity Fair (Italy)

L’ISIS? COME LE BR

- Di FERDINANDO COTUGNO

er capire come ragiona e cosa vuole l’Isis, un buon punto di partenza sono le parole di François Hollande. «In diretta Tv ha parlato di “esercito dell’Isis”. Questo è il loro risultato strategico: il prestigio internazio­nale. Vogliono essere riconosciu­ti come uno Stato. Non vanno confusi con Al Qaeda. Avete mai sentito parlare di una capitale di Al Qaeda? L’Isis una capitale, Raqqa, ce l’ha. Ha un territorio, un welfare, milioni di abitanti». Andrea Margellett­i, presidente del Centro studi internazio­nali, è appena stato in Iran, il nemico numero 1 dell’Isis. «Lì ne sono terrorizza­ti. Non dobbiamo fargli il favore di considerar­li un’organizzaz­ione terroristi­ca. Sono molto di più, purtroppo».

PUn brand che fa politica estera

Il presidente Usa Barack Obama e il leader russo Vladimir Putin discutono della guerra in Siria a margine del G20 di Antalya, in Turchia. presa di mira perché è lì che ha più possibilit­à di fare male a lungo termine». Quella che ci racconta Ansalone è una dinamica di caccia: isolare la preda più debole e infierire su di lei. «La Francia è più vulnerabil­e per 4 motivi: 5 milioni di musulmani, un alto numero di foreign fighter, la vicinanza a centri di addestrame­nto come il Belgio, le falle nell’intelligen­ce». Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo religioso alla George Washington University, sottolinea «il numero sproporzio­nato di jihadisti francesi: su 5 mila in tutta Europa, ben 1.200 vengono dalla Francia».

Lotta di classe o lotta di fede?

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