Vanity Fair (Italy)

Non accusate noi PROFUGHI

-

Waseem Hejazi è un siriano di Homs. Ha 34 anni ed è arrivato da un mese in Germania, dopo aver attraversa­to la Grecia e i Balcani. Della sua storia ho scritto sul n. 44. Waseem conosce bene la guerra e la sua crudele imprevedib­ilità; non si aspettava che sbarcasse a Parigi, un venerdì sera di svago. «Io sono solo un rifugiato siriano che ha già perso tutto. Ho pianto, quando ho saputo di Parigi. Per gli innocenti uccisi, e per la nostra speranza

di una vita normale che ora un po’ svanisce. Già sento i politici che ci usano come capri espiatori: colpa nostra, dicono. Quando ho letto del passaporto siriano trovato accanto al corpo di un kamikaze ho pensato: è uno scherzo! Quale terrorista se ne va in giro con il suo vero passaporto in tasca? E poi, sapete quanto costa oggi al mercato nero un passaporto siriano? Mille dollari. Tantissimi fanno finta di essere siriani per entrare

in Europa: solo nel campo in cui mi trovo, ci sono con me quattro tunisini, tre algerini e sei egiziani, tutti con passaporti siriani contraffat­ti. Soprattutt­o, il peggior estremista siriano non farebbe una cosa come quella di Parigi. I siriani amano l’Europa, ogni famiglia ha un rifugiato qui,

e vi siamo grati per averci aperto quelle porte che ora rischiano di chiudersi. In Turchia ho lasciato un padre in sedia a rotelle che ha bisogno di un’operazione, una madre che ha pianto per mesi perché le foto di famiglia sono andate distrutte assieme alla nostra

casa di Homs. Avevo la speranza di portarli in Germania, una speranza su un milione, forse, ma l’avevo. E ora? Pochi in Europa sanno che ai vertici di Daesh (l’acronimo arabo che indica l’Isis, ndr) i siriani non esistono. Sono tutti stranieri: ceceni, tunisini, sauditi, anche francesi. E invece c’è chi dice che è colpa dei profughi, di noi che dalla guerra fuggiamo perché la guerra è morte. Vogliamo solo vivere».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy