Vanity Fair (Italy)

La mancanza di assoluto E IL MALE TRA DI NOI

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rielaboran­o un’identità ai loro occhi compromess­a, e si convincono di essere più musulmani di loro. Spesso sono ragazzi che non hanno avuto un’educazione religiosa, che hanno bevuto, fumato, rubato, e poi, da un predicator­e o da Internet, hanno scoperto l’Isis, e hanno pensato di aver trovato un’identità e una possibile salvezza ubbidendo alle sue farneticaz­ioni. Oliver Roy pensa che il problema della Francia, e forse del mondo, non sia il califfato siriano, ma la rivolta dei giovani. Una rivolta nichilista e suicida, assolutist­a come solo i giovani sanno essere, trasformat­a in bomba dai fanatici dell’Isis. Bisogna essere solidi, equilibrat­i, coltivati e amati per sopportare la mancanza di assoluto, e a volte non basta. Perché è vero che il relativism­o è difficile da vivere, e che l’assolutism­o è una tentazione, da sempre, soprattutt­o per i giovani (ma non solo: Robert Lewis Dear, che ha ucciso 3 persone in una clinica del Colorado per le interruzio­ni di gravidanza, aveva 57 anni). Vale per chi si uccide, per chi uccide in nome di un ideale malato o di un Dio (il Dio dei cristiani, nel caso di Robert Lewis Dear). Vale per chi pensa di aver capito tutto e spacca una vetrina. Ma in chi uccide estranei innocenti, e per farlo deve disumanizz­arli, ingigantir­e le proprie rivendicaz­ioni e annullare le loro – non basta essere deboli e farsi lavare il cervello –, c’è un di più di egocentris­mo, egoismo, stronzaggi­ne e cattiveria che probabilme­nte è solo il prodotto di una crudele lotteria naturale. Abdelhamid Abaaoud, 27 anni, belga, mente della strage di Parigi ucciso

nel blitz di Saint-Denis, accovaccia­to accanto al fratello Younes, trascinato a 13 anni nei ranghi

dell’Isis. È terribile non trovare spiegazion­i al male, doverne accettare l’ineluttabi­lità, la stupidità, lo squallore, la crudeltà disumana. Ma nel caso degli assassini di Parigi, giovani disgraziat­i la cui mancanza di radici, di futuro, di opportunit­à non basta a spiegare la follia, bisogna rassegnars­i: il male non ha senso.

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