Vanity Fair (Italy)

LA COERENZA E LE BRIOCHE

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gni anno per Natale ho regalato a mia figlia Mara l’abbonament­o a Vanity Fair e, siccome il giornale arriva a casa mia, me lo sono sempre goduto per prima io. Ma da quest’anno non rinnoverò l’abbonament­o al nostro giornale preferito (aspetti a trarre conclusion­i, e continui a leggere). Il motivo è di semplice coerenza. Mia figlia ha aperto, con l’aiuto della mia liquidazio­ne, una piccola libreria per bambini, in periferia a Torino. Si chiama Maramay, è bellissima, messa su con tanto amore, l’amore per la lettura che le ho trasmesso. I libri li scegliamo uno per uno andando in giro per i magazzini, non ci sono due copie perché non ce le possiamo permettere, ma c’è tutto il meglio, compresi i libri messi al bando dal famoso sindaco di Venezia. Ma le piccole imprese sono penalizzat­e in tutto. Quel che mia figlia riesce in media a vendere al mese (vendite, non guadagno) è sui 1.500-1.800 euro. Ogni tanto prende una banconota da 20 dal cassetto e fa la spesa al discount; tutto quel che resta lo reinveste in libri. Per fortuna sono una pensionata, e con i miei 1.400 euro al mese riesco ad aiutarla. Mara ha un amico che, sopportand­o il freddo e orari assurdi, tiene aperto un chiosco di giornali. Uno dei pochi che resistono alla concorrenz­a dei supermerca­ti. E qui viene in ballo la coerenza. Non basta lamentarsi del fatto che le piccole attività chiudono, che le strade una volta piene di negozi, di luce ora sono vuote e spente, che dove c’erano pescheria, macelleria, latteria ora ci sono solo padroni con i cani a passeggio. A me farebbe comodo entrare in un

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