UN CASINI IN FAMILY
Maroni, tu quoque
Non starò a tediarvi, nuovamente, con le classifiche che ci vedono ultimissimi sulle unioni civili, per via di classi dirigenti deboli rispetto alle pressioni del Vaticano (che fa il suo lavoro, intendiamoci; chi mi stupisce sono quelli che finora si sono spellati le mani per il «Papa di sinistra»). Non è disdicevole che il Pd discuta sulle unioni e sulla stepchild adoption, l’adozione del figliastro: mi pare legittimo che ci siano dubbi e proposte alternative. Quello che è difficile da accettare è l’ipocrisia di chi scende in piazza non per difendere propri diritti ma per negarli agli altri, pur partendo da contraddizioni evidenti. Come è successo a Pier Ferdinando Casini, recentemente separato da Azzurra Caltagirone (era il secondo matrimonio), o Alessandra Mussolini, il cui marito Mauro Floriani ha patteggiato per prostituzione minorile. Ai frequentatori di passati Families Day (più che Family Day) verrebbe da dire: molti Family Day non preservano dal produrre «casini», appunto. E poi il Pirellone con le luci: tu quoque, Maroni, con la tua Lega dei matrimoni con rito celtico? Maddai, almeno il senso del ridicolo. In piazza però, insieme all’ipocrisia, finisce anche altro. Il «Movimento con Cristo per la Vita» di Treviso, sul volantino (pubblicato dal sito del Fatto Quotidiano) con cui invita a scendere a Roma sabato 30, premesso che «Gli atti impuri contro natura sono peccati che... attirano su di voi e sulle vostre Nazioni la fiamma della giustizia di Dio», scrive che «Tutti i fedeli sono tenuti a OPPORSI al riconoscimento LEGALE delle unioni omosessuali». Marx diceva che la storia si ripete due volte; prima come tragedia, poi come farsa. Non aveva detto niente a proposito delle minchiate col botto.
Iran tutto ok?
Quando scoppia un caso alla Sarri, si assiste sempre a reazioni spropositate: da una parte chi vorrebbe arrestare l’allenatore del Napoli per aver detto «frocio» a Mancini, dall’altra chi lo difende nel nome del politicamente scorretto (che però è coraggioso quando se la prende con i poteri costituiti, non quando usa l’omosessualità come insulto). Il punto non è che Sarri è o non è omofobo, bensì che, dalla sua posizione di uomo pubblico, rende accettabile e normale quello che non lo dovrebbe essere. Meglio lui, comunque, della giustizia sportiva che ha deciso di punirlo blandamente perché «Mancini non è gay» e quindi non c’è stata discriminazione: Sarri avrebbe mai dato del «negro» all’allenatore dell’Inter? Ps: è domenica sera, mentre scrivo c’è Juve-Roma, Daniele De Rossi ha appena detto a Mario Mandžukić «muto, zingaro di merda». Si può già prevedere il verdetto: Mandžukić è croato, non nomade. Pps: sulla visita in Italia di Hassan Rohani, presidente dell’Iran, Paese in cui i gay vengono impiccati, silenzio assordante.
Silvio il rosso
Il 21 gennaio il Senato ha approvato la riforma costituzionale, adesso tocca alla Camera, dove l’esito è scontato, e poi saranno gli italiani a pronunciarsi. È già nato il comitato TTR, Tutti Tranne Renzi, che punta a disarcionare il presidente del Consiglio, il quale ha detto che se perde il referendum va a casa. Per la prima volta nella storia di Star Wars, Berlusconi e Magistratura Democratica – che lui chiamava «giudici comunisti» – marceranno compatti contro la riforma. Mettete a cuocere i pop- corn.
L’amico cibernetico
Il governo ha chiesto a Marco Carrai, imprenditore, amico del premier e suo finanziatore, di fare il «consulente per la sicurezza cibernetica» a Palazzo Chigi, ruolo delicato in un momento a rischio terrorismo. «È giusto che ognuno porti il suo team, come succede negli altri Paesi», ha detto Renzi a Porta a porta. «Noi stiamo mettendo i migliori». Carrai è stato consigliere comunale della Margherita, ad della Firenze Parcheggi, partecipata del Comune, oggi siede nel cda dell’Ente Cassa di Risparmio ed è presidente degli aeroporti toscani. Ha creato alcune aziende, ma solo una di queste – nata nel 2015, quindi da poco – si occupa di sicurezza informatica. Portare «i migliori» va benissimo, purché abbiano competenze: altrimenti è solo sostituzione di un gruppo di potere con un altro.