Quanto mi manca quella CORRISPONDENZA
Nella prima scena del film La corrispondenza di Giuseppe Tornatore, il protagonista (un fenomenale Jeremy Irons), nel salutare la sua amante alla fine di un incontro la bacia tutta partendo dal volto, soffermandosi sul seno, sul ventre e le sue mani la stringono forte, come a volerla tenere per sempre con sé. Quelle immagini mi girano in testa. Sì, perché quella passione, quel toccare così profondamente la persona amata, io l’ho persa. C’è stato un tempo non molto lontano in cui era così: guardarsi e toccarsi era un tutt’uno, non c’era spazio per altro. La passione ci ha divorati, ci ha fatto saltare ostacoli insormontabili (matrimoni, malelingue) per poi vivere la nostra storia alla luce del giorno, del mondo. Siamo insieme da più di dieci anni. Ora lo guardo e cerco di ritrovare quella passione così fisica che mi manca tanto, quasi un’urgenza che mi urla dentro. So di aver incontrato un uomo eccezionale, che ha pagato duramente la sua scelta. Mi dice sempre di essere contento di ciò che ha fatto e io lo guardo e mi chiedo se anche lui si faccia le stesse domande o se gli vada bene così. E a te domando se può bastare un film a non farmi dormire. —ALESSANDRA
Da quanto ne ho capito, Alessandra, esistono tre tipi di coppie. Quelle che non hanno mai conosciuto la passione. Quelle che l’hanno conosciuta e se la sono dimenticata. E quelle che ogni tanto se la ricordano ancora. Nel mondo dei sogni esiste sicuramente una quarta categoria: le coppie che anche il giorno delle nozze d’oro continuano a tendersi agguati sotto le lenzuola. Ma la realtà è meno presuntuosa e si accontenta di sublimare un amore incendiario nel crepitio del caminetto, dal quale ogni tanto si stacchino ancora delle scintille roventi. Tanti anni fa pregai i protagonisti di unioni durature di rivelarmi la ricetta dell’ultima riga delle favole: e vissero per sempre felici e contenti. Ricevetti decine di lettere che avevano un denominatore comune: il sesso. Ne ricordo una, scritta da una signora di settant’anni. Confessava con fiero pudore che lei e suo marito, dopo quarant’anni in comune, lo facevano ancora. Una volta alla settimana, e magari non proprio tutte le settimane. Ma lui continuava a farla sentire bella, unica, desiderabile. E lei a curarsi e a tessere i fili della sua seduzione. Arrivava sempre il momento in cui si guardavano in un certo modo e la magia ripartiva come agli esordi, anche se ovviamente a ritmi più rarefatti. Il sesso è una medicina che la cultura ha trasformato in una malattia. Se ne parla in toni imbarazzati oppure sfottenti, comunque in un’accezione peccaminosa. Mentre è un gioco sacro e tutto ciò che capita in una camera da letto tra adulti consenzienti è l’espressione più creativa dell’animo umano. Disgiunto dall’amore è puro esercizio ginnico. Ma se è corroborato dal sentimento diventa un’opera d’arte, l’eros magnificato da Platone, che ti assicuro è assai poco platonico. Ma come si fa a sublimare la meraviglia degli inizi senza smarrirne la formula? C’è chi afferma, con ampie prove a carico, che la passione che strappa i capelli possa durare soltanto tre mesi. Altri, più generosi, le concedono tre anni. Dopo i quali si rimarrebbe insieme per affetto e condivisioni di progetti, interessi e idiosincrasie. Ma se al tagliando del terzo mese o del terzo anno il sesso scompare, la coppia diventa un organismo sterile che presto o tardi si sbriciolerà. Oppure si trasformerà in una cellula sociale di facciata adibita alla cura dei figli. Intanto la passione viaggia lungo percorsi paralleli che un linguaggio moralista chiama tradimenti. Come se si potesse tradire qualcosa che non esiste più. Ti chiedi se il tuo uomo si sia reso conto dell’involuzione del vostro rapporto. Forse dovresti chiederlo a lui. Parlargliene a voce, il meno possibile. E fare parlare i corpi, il più possibile. Hanno un loro linguaggio che se infischia del vostro. Ti ricordi come conversavano bene all’inizio della storia? Come si cercavano, si scoprivano, si compenetravano a vicenda, fino a esorcizzare ogni paura? Se per agevolare il ripasso servissero l’aiuto di una fantasia erotica e di un capo di biancheria intima, non esitate a ricorrervi. I corpi ve ne saranno grati e, per il loro tramite, anche le anime. In ogni storia d’amore si ricomincia sempre da dove si era cominciato la prima volta. Da lì.