Vanity Fair (Italy)

RICKY TOGNAZZI secondo atto

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Entra Tognazzi, 60 anni ben portati, sotto capelli e barba candidi. Si apre un siparietto con Simona: lei avanza, lui arretra, lei enfatizza, lui minimizza. Deve essere un gioco rodato, forse anche dalle prove e dalle repliche del Maschio superfluo.

Quanto si sente «superfluo»? «Più che altro interpreto l’uomo confuso, sui ruoli, sul genere...». Incertezze di genere lei ne ha mai avute? «Vaghe. In ognuno di noi può convivere una forma di bisessuali­tà. Ma per me è stato un tabù al contrario». In che senso? «Non ho mai avuto il coraggio di lasciarmi andare. Un mio collega decise di provarci, ebbe un’avventura con un uomo, e tornò urlando sulla moto: “Non sono frociooo!”. Io non ho osato, e quindi il dubbio rimane». Non è che si deve provare tutto. «Non sono d’accordo. Ma adesso non sono più un pischello, dovrei fare io il primo passo, mentre in passato le avance le ricevevo». Com’è vivere e lavorare con Simona? «È difficile distinguer­e fra compagna di lavoro e di vita. Se il matrimonio è una croce da portare in tre, il terzo incomodo per noi è il lavoro, andiamo a letto con la sceneggiat­ura, ci svegliamo con l’incubo della memoria, invece di dirci buongiorno ripetiamo le battute mentre ci laviamo i denti. Si legge, si discute, e anche sul set ci portiamo dietro l’ultima lite». Per che cosa litigate? «A me dà molto fastidio il suo disordine, fatto per trovare un nuovo ordine, con sparizioni continue di oggetti». Lei ha detto che stare con sua moglie è come

vivere con un harem di donne tutte diverse. Qual è la Simona che preferisce? «Lei è orso e tigre insieme, io preferisco l’orso, quando è in letargo, tranquilla. Negli altri periodi è pazza, fa tante cose insieme, un gran pasticcio». L’invecchiam­ento di lei lo patisce? «Mi sveglio, e lei è la stessa del giorno prima. E poi ci si abitua a tutto, mi faccio più impression­e io quando mi guardo allo specchio, oppure mi rivedo nei vecchi film. Non mi specchio nei suoi cedimenti, ma nei miei». Che cos’altro la «impression­a»? «Temo la mia memoria: ho sempre avuto

défaillanc­e ma i sessant’anni non aiutano. E andare in scena è spaventoso, anche perché non recitando mai il muscolo è poco allenato». Com’è la Simona attrice? «È stato difficile porla di fronte al problema che bisogna fare le prove, prepararsi... è “tardiva”. Ma quando lavora Simona è attenta, ubbidiente, ha una particolar­e sensibilit­à emotiva e drammaturg­ica. A un certo punto capita sempre che dica quella che a tutti sembra una stronzata spaventosa, ma dopo un mese ci rendiamo conto che aveva ragione». Lei i torti li riconosce? «Le riconosco i meriti. Poi lei è un tribunale che non manda mai nulla in prescrizio­ne, ha una memoria storica sui bisticci, arriva fino alle origini. Io invece tendo al quieto vivere, non amo il conflitto, preferisco lasciar perdere. Simona è più onesta, affronta il nodo». Lasciar perdere aiuta a far durare l’amore? «Le differenze aiutano. Il segreto è essere diversi l’uno dall’altro, è più divertente. La morte del rapporto è la noia, andar d’accordo su tutto porta solo a ripetersi. A un certo punto la felicità è sostituita dall’abitudine. Con Simona il colpo di scena non manca mai». Simona ha avuto un figlio

da Antonello Venditti, lei una figlia dalla sua

prima moglie: non averne fatto uno insieme ha salvaguard­ato la vostra coppia? «Per non turbare l’equilibrio di un figlio per uno, non l’abbiamo fatto. È stata una vigliacche­ria, era un rischio che si poteva correre. Da parte mia non mi sorprende, come molti maschietti non ho questa propension­e alla procreazio­ne. Riconosco meno Simona, lei è più coraggiosa nei rapporti. E forse un figlio avrebbe fatto bene a tutti e due. Non so al bambino». Ma lei che cosa pensa del lifting di Simona? «L’ho accompagna­ta all’ospedale, era un po’ che rimandava. Io guardo con sbigottime­nto alla facilità con cui certe persone si fanno mettere le mani addosso senza problemi, però con Simona sono ammirato dal risultato. E soprattutt­o lei ne è felice, così il suo umore e l’autostima migliorano, e questo porta ottimi benefici anche a me».

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