PASSI IL T-VEG, MA VIVA IL LUPO
Impazza la moda di rivisitare le favole. Ora che anche il più feroce dei dinosauri è diventato vegetariano, abbiamo chiesto il parere a una pedagoga: è vantaggioso per i bambini? «Ni». Forse più per i grandi
Reginaldo ha i denti affilati, il ruggito potente e corre veloce come tutti i T-Rex. Ma a differenza dei suoi simili, alla carne fresca preferisce z uc chi - ne, carote e insalata: è un TVeg, molto forte proprio grazie a tutta quella frutta e verdura. Dal 2 febbraio, arriva in soccorso del Lupo vegetariano e i 7 capretti, rivisitazione veggie della favola dei fratelli Grimm uscita lo scorso autunno per Terra Nuova Edizioni, anche T-Veg, la storia di un dinosauro vegetariano (ElectaKids, pagg. 32, € 14,90) che fa apprezzare ai bambini gli odiatissimi broccoli. Accanto alle fiabe classiche, in libreria troviamo sempre più lupi buoni e dinosauri che perdono il loro istinto da predatori, per spiegare ai più piccoli principi che abbiamo a cuore come la diversità, la corretta alimentazione, l’amicizia. «Ben vengano le rivisitazioni, sono sempre esistite», ci spiega Giorgia Grilli, insegnante e ricercatrice di Letteratura per l’infanzia alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Bologna. «Basti pensare a come gli stessi Grimm hanno edulcorato le loro favole, è appena uscita la traduzione del testo originale del 1815 presso Donzelli Editore. Ma bisogna fare attenzione a non eliminare del tutto dalle favole l’elemento della paura».
Quindi meglio il lupo cattivo di quello «veg»? «Non meglio, ma certo il lupo cattivo è più importante per la crescita del bambino». Che cosa intende? «La paura, come gli altri sentimenti, è fondamentale per diventare grandi. Eliminare il personaggio spaventoso rischia di creare una società distopica, in cui si pensa che il male non esiste. Il valore delle storie è quello di mostrare anche delle contraddizioni. Se io sono una mamma vegetariana, a mio figlio darò da mangiare verdura, ma che le favole gli mostrino il predatore che sbrana carne». Ci sono anche favole con la principessa che salva il principe, che insegna alle bambine che possono essere forti. Oppure quelle sulle famiglie arcobaleno e quelle sull’eterologa, per spiegare ai bambini come si sta al mondo, anche, oggi. Non vanno bene? «Premesso che la letteratura per ragazzi è piena di donne forti, pensate a Jo di Piccole donne, e di famiglie non tradizionali – i nani di Biancaneve erano sette padri –, va benissimo, possiamo dare ai bambini qualunque libro, basta variare. Ricordando che la questione dell’affermazione della donna, del vegetarianismo, del gender, delle unioni civili sono temi d’attualità. Siamo noi adulti che sentiamo la necessità di spiegarli ai bambini, non è un loro bisogno». Sono storie utili solo ai grandi, quindi? «Sì. Il tema delle unioni civili, di cui io sono una grande sostenitrice, è meglio spiegarlo ai figli in modo diretto. Il rischio di una “fiaba utile” è solo uno, la noia: Cappuccetto rosso sarà sempre più attraente». Che cosa pensa della censura dei «libri gender» sollevata dal sindaco di Venezia? «Una cosa ridicola. Sono andati a cercare messaggi provocatori dentro storie che erano nate con tutt’altro scopo, tipo il capolavoro Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni. E vergogna, i libri non si censurano mai!».