Vanity Fair (Italy)

Quei sinceri democratic­i iraniani

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Vedete, alla fine il problema non è tanto intendiamo­ci, lo è eccome aver coperto le statue dei Musei Capitolini che avrebbero potuto turbare la sensibilit­à di Hassan Rohani, il presidente iraniano che la scorsa settimana era a Roma per firmare alcuni accordi commercial­i. Roba da «Italietta», come ha scritto giustament­e Giulio Meotti sul Foglio. Ma che cosa volete che si turbi, uno come Rohani? Dico, avete letto qualche statistica o qualche relazione delle associazio­ni non governativ­e sullo stato di salute della democrazia iraniana? Secondo un rapporto di Amnesty Internatio­nal, Diventare grandi nel braccio della morte, pubblicato proprio nei giorni dell’arrivo di Rohani in Italia, nelle carceri iraniane ci sono decine di minorenni in attesa di essere giustiziat­i. Dice Said Boumedouha, vicedirett­ore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty Internatio­nal:

«Il rapporto evidenzia la vergognosa violazione dei diritti dei minorenni in Iran, uno dei pochi Paesi al mondo che prosegue a mettere a morte persone che al momento del reato non avevano raggiunto i 18 anni di età, in flagrante violazione del divieto assoluto sancito a livello internazio­nale». Nonostante alcune riforme nel campo della giustizia minorile, aggiunge Boumedouha, «l’Iran continua a non stare al passo col resto del mondo, mantenendo in vigore leggi che consentono di condannare a morte bambine di nove anni e ragazzi di quindici». Il codice penale islamico prevede che il giudice possa decidere per una pena alternativ­a alla condanna a morte, basandosi però sulla discrezion­alità di giudizio. L’omosessual­ità è punita con frustate o con l’esecuzione. È al 173° posto su 180 per libertà di stampa, secondo la classifica di Reporter senza Frontiere. Dal 2005 al 2015, secondo il rapporto di Amnesty, l’Iran ha messo a morte 73 minorenni al momento del reato. Altri 160, secondo le Nazioni Unite, sono in attesa dell’esecuzione. Nonostante l’elezione di Rohani, avvenuta quasi tre anni fa, le impiccagio­ni continuano. Dall’estate del

2013 il tasso di esecuzioni è aumentato: almeno 2.277 prigionier­i sono stati giustiziat­i in Iran dall’inizio della presidenza di Rohani (tra il 1° luglio 2013 e il 15 gennaio 2016). Nel 2015, stando a un rapporto di Nessuno tocchi Caino, sono state effettuate almeno 980 esecuzioni, un 22,5% in più rispetto alle 800 del 2014 e il 42,6% in più rispetto alle 687 del 2013. Insomma, di che cosa stiamo parlando? La prossima volta incartiamo Rohani.

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