IO GIOCO ALLA GUERRA
Combattono con l’Isis, combattono contro l’Isis. Sparano in Africa, Asia e Sudamerica. Per Amnesty International nel mondo ci sarebbero 300 mila bambini soldato, usati come kamikaze, informatori, per presidiare i posti di blocco e piazzare esplosivi. In Afghanistan hanno appena ucciso il piccolo Wasil, che a soli dieci anni aveva guidato una milizia anti- talebani, ed era stato dichiarato nei mesi scorsi eroe nazionale dal governo di Kabul. Anche tra i jihadisti entrati in azione a Ouagadougou in Burkina Faso, dove gli attentati del 15 gennaio hanno causato la morte di 25 persone, c’erano dei ragazzi. A Raqqa, la capitale dello Stato Islamico, circa 200 baby-reclute vengono impiegate per difendere la città, stando a quanto riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Ma i bambini soldato sono scesi in trincea persino in Ucraina: lo scorso agosto il battaglione Azov, composto da miliziani di estrema destra, ha allestito nella periferia di Kiev un campo estivo militare, in cui i giovani da 6 anni in su hanno imparato a montare e smontare un kalashnikov a tempo di record. È dal 2002 che il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza vieta il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati. Da allora, però, poco o nulla è cambiato.