Vanity Fair (Italy)

L’AMORE NON È MAI IL PROBLEMA

Una storia al capolinea, una che torna, una appena nata. Tre sconosciut­i viaggiano, nella notte, dividendo un’auto e le ragioni del cuore

- testo e foto di ALBERTO GIULIANI

Eccoli i suoi passeggeri. Quello col porta abiti e la valigia verde deve essere Mauro. E poco più in là, la ragazza con i capelli rosa che osserva le auto oltre il marciapied­e deve essere Jaira. Entrambi puntuali, con l’espression­e dell’attesa, si danno le spalle all’uscita della metro di Molino Dorino, nella periferia di Milano. Se fosse stato un altro momento, Lisa si sarebbe avvicinata con un sorriso e li avrebbe aiutati a caricare i bagagli. Ma ora Lisa se ne sta chiusa in auto, schiacciat­a dalle parole del fidanzato, col capo appoggiato al finestrino e il cellulare a sfiorarle l’orecchio. All’altro capo del telefono il suo fidanzato le sta dicendo che tra loro è finita. «Non puoi. Aspettami», lo supplica Lisa. «Non venire», è la sua risposta, prima di riattaccar­e. Non è il momento per fare nuove conoscenze, chiacchier­are di cose futili, ma Lisa non ha il tempo di pensare e, senza fiato, osserva il suo telefono squillare. Il numero è quello di uno dei passeggeri che la aspettano fuori e, ostentando la falsa serenità che si conviene agli sconosciut­i, risponde: «Mauro, sono qui». Come ogni fine settimana Lisa, uscita dall’ufficio legale dove lavora come stagista, si mette in macchina per raggiunger­e il fidanzato a Siena. È un viaggio lungo ma rappresent­a un’evasione dalla sua «vita a metà», come la definisce. Si sente mezza studente e mezza avvocato, mezza inquilina, nella sua camera condivisa, mezza senese e mezza milanese. E anche mezza fidanzata quando gli impegni dell’ultimo minuto non le permettono di tornare a casa, che per lei è come

un respiro. Per non addormenta­rsi alla guida e per recuperare un po’ di soldi, ha cominciato a offrire passaggi su BlaBlaCar, una piattaform­a di car sharing, con la quale da ormai un anno raccoglie e scarica persone qua e là, ogni venerdì sera, tra caselli autostrada­li e parcheggi di periferia. E la domenica sera si torna al Nord. Lisa accoglie i suoi ospiti in auto senza troppe parole e da una distanza non misurabile ascolta le loro conversazi­oni cercando di fuggire i suoi pensieri. Mauro è diretto al matrimonio della sua ex fidanzata. «Siamo rimasti in buoni rapporti», dice, cercando di mostrare una saggezza inadatta al tono di rimpianto delle sue parole. E Jaira, che nonostante il nome è nata a Cosenza, torna da un rave party alla periferia di Bruxelles. «Mi sono lasciata andare e ho capito l’amore», afferma sospirando. «Chi è il fortunato?», le chiede Mauro. «È una lei, italiana, di queste parti», conclude Jaira, ancora costretta tra la leggerezza della libertà e l’incertezza di un nuovo io. Lisa non dice una parola, e pensa che l’amore sia come il viaggio, qualcosa che non puoi prevedere, capace di cambiare ogni programma. Una lacrima le riga il volto, nella penombra dell’auto, sotto la luce gialla dei lampioni, che intermitte­nti corrono nella nebbia. Mauro le siede affianco e con l’irruenza della sua giovane età le domanda il perché. «È che non so dove andare», risponde lei accennando un sorriso. «Sempre dritto fino a Siena», scherza Jaira. Nei chilometri che separano la pianura padana dalle colline del Chianti, Lisa racconta la sua storia semplice, di due ragazzi comuni che cercano il loro spazio nel mondo e nell’amore. Come loro, ogni fine settimana, sono più di 20 mila le persone che da Milano o Roma attraversa­no l’Italia per amore. Percorrono in media, calcola BlaBlaCar, 282 chilometri a testa, e lo fanno condividen­do, oltre alla propria auto, anche la propria storia. Lisa e il fidanzato si erano conosciuti tra i banchi del liceo, si erano presi e poi lasciati, sbandando tra gli amori che durano il tempo di una notte in discoteca e le carezze intorno a un falò sulle spiagge della Maremma. Per poi ritrovarsi nella stessa coda alla segreteria di facoltà: lei giurisprud­enza e lui economia. Iniziavano le loro giornate insieme e le finivano abbracciat­i davanti alla Tv, sul divano di casa dell’uno o dell’altro mentre i genitori erano già a dormire. Litigavano e facevano pace con le parole e col corpo, finché un’offerta di lavoro non ha portato Lisa a Milano. «Da quel giorno qualcosa si è rotto», ricorda. «Lui sta ancora mandando curriculum a indirizzi che non rispondono, e non sopporta di avermi lontano», spiega, motivando così anche i mille chilometri che percorre ogni settimana per vederlo. Litigano spesso, e non è la prima volta che lui la lascia. Ma il cuore si fa ogni volta più duro, e le cicatrici segnano le fantasie del loro futuro insieme. «Quando arriverò sotto casa sua, scenderà con le pantofole e l’aria offesa, salirà in macchina e parleremo per ore, come ogni volta». Alzando e abbassando il riscaldame­nto dell’auto, disegnando graffi sui vetri appannati, arriverann­o fino alla stanchezza che porta la pace, sulle luci dell’alba. «Io pensavo che l’amore da grandi fosse diverso», ammette senza vergogna. Per i viaggiator­i che attraversa­no la notte, il tempo e le regole del mondo sono verità lontane, almeno fino all’alba. Sporgendos­i per ascoltare le parole degli altri nel frastuono del motore che attraversa gli Appennini, quei ragazzi si scambiano confession­i leali e profonde, che non avrebbero confidato neppure a un amico. Il loro incontro si basa su qualcosa di effimero quanto indispensa­bile: non si conoscono e non si rivedranno mai più. Allora cadono le maschere, e confronto e curiosità tornano a essere il propulsore del viaggio della vita. «Accettiamo l’amore che crediamo di meritare», commenta Jaira. «Ma ragazzi, fidatevi, l’amore non è mai il problema, come non lo è un veicolo. Sono i viaggiator­i e la strada che semmai lo rendono difficile». Prima di raggiunger­e la meta, quei tre non-amici si fermano in un autogrill, dalle parti di Firenze. Mescolando lo zucchero in un caffè, scherzano e si prendono in giro, si augurano buona fortuna, grati agli altri per quell’incontro che li fa sentire più forti. Il giorno dopo Mauro, fuori dalla chiesa, ha tirato con soddisfazi­one un pugno di riso in faccia allo sposo. Jaira ha sentito più volte la sua fidanzata, ma non ne ha fatto parola con nessuno. Lisa, invece, non ha passato la notte a discutere sotto casa del fidanzato. Ma gli ha detto che sì, la loro storia era finita davvero.

«ARRIVERÒ SOTTO CASA SUA,

USCIRÀ IN PANTOFOLE, SALIRÀ IN MACCHINA CON L’ARIA OFFESA E PARLEREMO PER ORE, COME OGNI VOLTA»

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy