Vanity Fair (Italy)

Guardatemi pure storto

C’è chi lo critica per il suo look, ma lui non smette mai di sorridere. Forse perché J BALVIN è il più grande fenomeno sudamerica­no degli ultimi anni

- Di RAFFAELLA SERINI

l Festival di Sanremo, dove si è esibito come ospite la penultima sera, si è fatto notare per il look in rosso e i capelli lilla. Ma anche per quei ritmi reggaeton che da alcune settimane ci stanno facendo ballare ovunque, dalle discoteche alle lezioni di zumba, fino appunto all’Ariston. Già autore di remix in lingua spagnola – ha collaborat­o con Ariana Grande, Justin Bieber e Pharrell Williams – J Balvin, 30 anni, originario di Medellín, Colombia, è il nuovo volto della musica latina (per Billboard «il più grande fenomeno sudamerica­no da molti anni a questa parte»): la sua Ginza domina le classifich­e mondiali di iTunes e Spotify in almeno 11 Paesi (compresi Italia e Stati Uniti). E da noi è impossibil­e non sentirla ogni due per tre (canzoni) alla radio. Quando ci incontriam­o, il look total beige fa risaltare ancor di più la moltitudin­e di tatuaggi che s’intravede sotto la giacca.

AQuanti ne ha? «Ho perso il conto. Durante il tempo libero, in tour, vado a farmene uno. Ho cominciato con quello sulla spalla, a 12 anni. Mia madre si arrabbiò moltissimo. Oggi è rassegnata, ogni volta che mi vede chiede: quanti tatuaggi nuovi hai?». Anche il suo colore di capelli non passa inosservat­o. «L’ho cambiato cinque anni fa e non sono più tornato indietro. Penso sia un modo di esprimersi, che rispecchia la sicurezza in se stessi: anche se gli altri ti guardano storto, riconoscon­o che c’è qualcosa di diverso in te. E questo per me è importante». Lei che origini ha? «Sono nato e cresciuto in Colombia, un Paese bellissimo che sta attraversa­ndo diversi cambiament­i positivi. Lì la gente non smette mai di sorridere, e anche io sono così. Ecco perché sono felice di portare questo messaggio ovunque vada». Un Paese che ha anche tanti problemi, però. «Con quelli ci sono cresciuto, un po’ ti abitui. Ma ora la situazione è cambiata rispetto agli anni ’80. Tanto che quando gli amici che ho in giro per il mondo vengono a trovarmi, dicono “io qui ci vivrei per sempre”. E io pure». Qualcuno le ha mai detto che assomiglia a Eros Ramazzotti e a Ricky Martin? «Ricky Martin sì, ma Eros Ramazzotti no, mai ( ride). Penso che lui sia figo, e lo prendo come un gran compliment­o: speriamo mi porti bene».

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