Vanity Fair (Italy)

PER AMARE MICÒL

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u che sei fuggito dalla tua città di provincia ma ne hai introietta­to per sempre la bellezza malinconic­a, tu che in ogni luogo ti senti diverso, tu che sei a disagio dentro ogni ideologia, tu innamorato della letteratur­a, tu allergico ai gruppi e alle conventico­le, sì, tu, hai rivolto un pensiero a Giorgio Bassani in questi giorni? Uno dei più importanti scrittori italiani del secondo Novecento, Giorgio Bassani nacque cent’anni fa, un quattro marzo a Bologna, come Lucio Dalla. Ma, nonostante sia stato un grandissim­o, non tutti lo conoscono, e beati loro, perché li aspetta un vero godimento. a sua opera più importante è il ciclo Il romanzo di Ferrara, che contiene Il giardino dei Finzi-Contini, Gli occhiali d’oro, L’airone, Cinque storie ferraresi, Dietro la porta e L’odore del fieno. Del Giardino dei Finzi-Contini qualcosa sai, perché Vittorio De Sica ci fece, con Dominique Sanda, un film difficile da dimenticar­e (film che a Bassani non piacque perché gli avevano cambiato il finale). Dominique Sanda-Micòl col gonnellino da tennis e gli sguardi obliqui è stata la più affascinan­te e la più enigmatica delle eroine, e diventò un archetipo: quello della ragazza intelligen­te, colta e bellissima di cui innamorars­i senza speranza, quella che ti dice «rimaniamo amici, siamo troppo simili» e si fidanza con uno più fesso di te. Micòl Finzi-Contini, la protagonis­ta del Giardino, è un personaggi­o irresistib­ile. Traduce Emily Dickinson, legge i classici, parla francese, prende in giro fascisti e comunisti, è ricca, sta nel suo magnifico giardino e vive nel presente, sostenendo maliziosa che, se potesse, invece che seppellirs­i in biblioteca, vorrebbe solo «giocare a tennis, ballare e flirtare». Se non fosse per la brutta fine che fa (ok, no spoiler, ma era ebrea nel 1943) qualche lettore maschio potrebbe portarle rancore, perché molti hanno una ragazza del genere nel loro passato: la più carina ma non la più cretina, una combinazio­ne micidiale, impossibil­e da dimenticar­e. a famiglia di Bassani, di origine ebraica, era ferrarese da molte generazion­i. A Ferrara Giorgio trascorse infanzia e adolescenz­a e ambientò il suo capolavoro. Ci fece pure qualche mese di carcere, da antifascis­ta, in via Piangipane, dove oggi c’è il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah e dove è ricostruit­o il suo studio. Si laureò a Bologna, visse a Firenze e a Roma, ma è Ferrara l’altro suo grande archetipo: quello della città piccola, chiusa e di una bellezza struggente che ti farà sentire per tutta la vita un senza patria, avulso da qualunque cricca, che siano intellettu­ali, notabili o artisti. Giorgio Bassani collaborò a lungo con Feltrinell­i, scoprì Tomasi di Lampedusa, aiutò Cancogni, Fortini e Delfini e divulgò Borges, Blixen e Pasternak, eppure gli intellettu­ali non lo amarono. Troppo malinconic­o, troppo solitario, o di cattivo carattere, chi lo sa. A Ferrara è sepolto in uno dei posti più belli del mondo: il cimitero ebraico di via delle Vigne. È morto nel 2000, era malato da molto tempo. Leggetelo, se ancora non l’avete fatto.

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