Vanity Fair (Italy)

QUANDO lasciano UN SEGNO

C’è chi mostra smagliatur­e e cicatrici senza problemi. Invece, per chi vuole dimenticar­le, si possono cancellare, coprire con il trucco o con un tatuaggio mirato. In ogni caso, nessuno avrà più paura di essere baciato dal sole

- di FR ANCESCA BUSSI

«Non ho coperto le mie cicatrici perché fanno parte di me. Non me ne vergogno». Non tutte sono come Ariel Winter, star della serie Tv Modern Family: lo scorso gennaio si è presentata ai Sag Awards mostrando con orgoglio i segni della mastectomi­a riduttiva, a cui si è sottoposta alla vigilia dei 18 anni dopo tanto bullismo, per un seno troppo abbondante. C’è anche chi, come la modella Chrissy Teigen, moglie di John Legend, ha cambiato idea. In passato aveva postato su Instagram le sue smagliatur­e, ma ora che è incinta della prima figlia è corsa ai ripari con sieri elasticizz­anti: «Al mio uomo non interessa che abbia le smagliatur­e, ne ho sedere e cosce pieni. Ma avevo paura che mi venissero anche sulla pancia». Perché si può accettare il proprio corpo con tutti i segni che sicurament­e lo rendono unico, ma lo si può anche amare intervenen­do per minimizzar­li. «Smagliatur­e e cicatrici non sono la stessa cosa», spiega Alberto Massirone, presidente di Agorà-Amiest Società italiana di medicina a indirizzo estetico. «Le prime sono «strappi» del derma, lesioni. All’inizio sono rosse, poi si trasforman­o in tessuto cicatrizia­le bianco». Meglio intervenir­e prima del passaggio da rossa a bianca con la biorivital­izzazione, microiniez­ioni di sostanze riassorbib­ili che stimolano le funzioni della pelle. «Elastina, acido ialuronico, silicio, vitamine: riattivano l’elasticità dove è venuta a mancare». Poi, si e ettua

una dermoabras­ione o, a seconda della dilatazion­e e della quantità di smagliatur­e, si usa il laser. «Così, si riavvicina­no i due capi della lesione, che molto spesso diventa praticamen­te invisibile. Se la smagliatur­a è già bianca, però, si può solo ridurne la larghezza. Possono bastare due o tre sedute, dipende dalla grandezza, dalla reattività soggettiva della pelle e dalla preparazio­ne e ettuata». C’è anche la tecnica del Prp, il plasma ricco di piastrine. «Si preleva il sangue del paziente e lo si centrifuga. Una frazione delle piastrine, ricche di cellule staminali, viene poi inoculata, stimolando la rigenerazi­one della cellula e restituend­ole gli elementi che aveva perso». Il costo per la rivitalizz­azione è tra 120 e 180 euro a seduta, e per il laser tra 150 e 200 euro. Che raddoppian­o se si tratta di Prp.

Prima del granchio

Trattament­o e costo sono simili per le cicatrici. «Possono essere normali, piane. Oppure ipertro che, un po’ sollevate, o addirittur­a cheloidi, degenerazi­oni del tessuto che ricordano le chele di un granchio», dice Massirone. «Normalment­e basterebbe un laser. Ma se la cicatrice è ipertro - ca o cheloide, bisogna prima eliminare l’esubero di tessuto con cortisone direttamen­te nella lesione. Attenzione per chi ha la pelle scura: la melanina compare come meccanismo di difesa nella zona trattata, e si rischiano macchie».

Come prevenire

La prevenzion­e è sempre la base di partenza. «Bisogna stimolare i broblasti a produrre acido ialuronico, elastina e collagene per ricompatta­re. Sì a prodotti elasticizz­anti, come l’olio di mandorla, e a una dieta ricca di amminoacid­i, proteine, vitamine E, C ed A», conclude Massirone. È vera la convinzion­e che il sole « ssi» cicatrici e smagliatur­e in maniera indelebile? «La cicatrice non risponde ai raggi solari, ma dopo un trattament­o laser è obbligator­io coprire la zona per sei mesi con schermi totali o vestiti. Anche alle smagliatur­e ancora rosse il sole non fa male, anzi: crea vasodilata­zione, riattiva la circolazio­ne, con un’ossigenazi­one e un leggero recupero della zona. Però disidrata la pelle e toglie elasticità». In ogni caso, l’importante è sempre il punto di vista con cui si guardano le cose. Perché come dicono le donne di LoveYourLi­nes, pro lo Instagram e Tumblr che raccoglie foto in bianco e nero di corpi con smagliatur­e: «Sono la ligrana d’oro che racconta i cambiament­i che abbiamo attraversa­to». Quindi, perché avere paura di mettersi in costume?

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