Vanity Fair (Italy)

SUL PETROLIO

-

Federica Guidi si è dimessa da ministro dello Sviluppo economico dopo la pubblicazi­one di una telefonata, intercetta­ta, nella quale rassicurav­a il fidanzato Gianluca Gemelli sull’approvazio­ne di un emendament­o che avrebbe favorito i suoi interessi economici relativi a un centro di estrazione petrolifer­a in Basilicata. La ministra non è indagata (almeno fino a oggi, lunedì 4 aprile), mentre il compagno sì. Le dimissioni sono dunque arrivate per ragioni di opportunit­à politica, un criterio che ai tempi di Matteo Renzi rischia di valere più delle indagini e degli avvisi di garanzia. Vorrebbe essere un metodo garantista, ma la sua discrezion­alità rischia di farlo diventare più giustizial­ista delle dimissioni dopo l’avvio di un’indagine. Secondo il presidente del Consiglio, la ministra ha fatto bene a dimettersi perché la telefonata era «inopportun­a». Ma il problema dell’opportunit­à politica è che i suoi confini sono indefiniti. Chi è che stabilisce che cosa sia opportuno e che cosa non lo sia? Se questo è il criterio, allora ci si potrebbe chiedere quanto fosse opportuno, fin dal principio, nominare un ministro che è figlia di un ex vicepresid­ente di Confindust­ria, Guidalbert­o Guidi, e a capo di Ducati Energia, società che fattura 100 milioni di euro e in Italia fornisce Enel, Terna e Ferrovie dello Stato. L’inopportun­ità dunque, dice il governo, sta in quella precisa telefonata. Esiste però un problema di conflitto d’interessi – e poco ce ne frega se l’Antitrust dice che formalment­e non ne esiste alcuno solo perché, prima della nomina, la Guidi si è dimessa da tutte le cariche aziendali e dagli incarichi ricoperti. C’è bisogno di una legge per capire che esiste una zona grigia, fatta di fidanzati ministeria­li alla Gemelli, di ministri (Maria Elena Boschi) con il babbo vicepresid­ente di una banca salvata dal governo, o di consulenti scelti da Palazzo Chigi per vegliare sulla cyber security (Marco Carrai) che sono imprendito­ri privati operanti proprio nel settore della sicurezza cibernetic­a (possibile conflitto di interesse, anche in caso di dimissioni dalle cariche precedenti) e che sono anche vecchi amici e sostenitor­i del premier? Ora, io non penso che questo governo sia ostaggio del Club Bilderberg, come qualche scienziato del M5S favoleggia; penso piuttosto che ci sia una certa disinvoltu­ra, e che la zona grigia consenta solo a chi governa la libertà di stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in ragione delle riforme e del progresso. Forse sono criteri un po’ troppo soggettivi, o no? P.s.: c’è una questione antropolog­ica, prepolitic­a, e riguarda il Gemelli e il cortocircu­ito che c’è fra l’Italia «del merito», quella telefonata con la fidanzata ministra e i tweet contro la casta che scrisse qualche anno fa. «A tutti i politici… Il governo ha carta bianca per tartassare i cittadini ma non può abbassare gli stipendi dei parlamenta­ri… BUFFONI!!!!». «Ai politici… Se non adeguate i vs stipendi a quelli europei non potete permetterv­i di chiedere sacrifici. La gente è stanca di voi!!!!». Un italiano vero, canterebbe Toto Cutugno. P.p.s.: negli ultimi giorni, giornali e politici stanno facendo un sacco di confusione, fra retroscena e dichiarazi­oni, mettendo insieme l’indagine di Potenza con il referendum del 17 aprile di cui, qui, abbiamo già parlato. Secondo alcune tesi complottis­te, l’inchiesta sarebbe un’operazione di pm anti- trivelle (così dicono i filo- governativ­i) oppure dimostrere­bbe la bontà del sì al referendum, contro «questo governo schiavo dei poteri forti!!!!» (così dicono i teorici del Bilderberg). Eppure l’oggetto del referendum è chiaro e riguarda le trivelle in mare, non le estrazioni in Basilicata. Sarebbe bene che i giornali spiegasser­o per che cosa si vota il 17 aprile, perché non sono così convinto che gli italiani sappiano che trivelle pigliare.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy