UOMO PORNO
La prima riga mi ha fulminato. «So che forse ci sono cose più gravi». Non sono andato oltre. Il problema del calo del desiderio sono proprio i maschi come Schmid, che pensano che il calo del desiderio sia un problema meno importante degli indici di Wall Street. Il sesso è un tabù di cui si parla solo per deriderlo. Al punto che, quando uno scrittore decide di affrontarlo seriamente, se ne vergogna e sente l’esigenza di dover premettere: so bene che ci sono cose più gravi. Io francamente non ne vedo. Se anche solo la metà della popolazione adulta occidentale facesse sesso in modo felice e giocoso, molte tensioni e nevrosi svanirebbero. In giro ci sarebbero meno acidità, meno rabbia, meno volgarità. Le ragioni del calo del desiderio sono tante e non è il caso che mi metta a fare il sociologo della mutua elencandotele qui. Azzardo solo un modesto suggerimento: parlagliene. Vinci l’imbarazzo e affronta il toro (si fa per dire) per le corna, mettendolo davanti al problema che tenta di rimuovere. Che cosa lo ha indotto a preferire stabilmente le immagini dei siti porno a una donna in carne e ossa? Ci sono fantasie che a letto non ha il coraggio di sperimentare e nemmeno di raccontarti per paura di una tua reazione censoria? O la ricerca spasmodica del figlio ha trasformato il vostro sesso in una pratica automatica e strumentale? Nel rapporto con una donna i maschi passano dalla fase in cui hanno il terrore di metterla incinta a quella in cui hanno il compito di riuscirci e spesso finiscono per rovinarsi entrambi i momenti, al punto da preferire la rilassante assenza di responsabilità garantita da un rapporto virtuale. Di questo e altro una coppia dovrebbe parlare, anche se non lo fa quasi mai. Con i bei risultati che vediamo. Un mare di unioni «bianche». Ma due partner che non fanno più l’amore non sono amanti. Sono solo parenti. Perciò staccati per dieci minuti da Candy Crush e invita anche lui a spegnere il tablet. Se proprio non ci riesci, mandagli una mail. ANDRÉ DA LOBA