Vanity Fair (Italy)

TRIVELLE SÌ, NO, FORSE

Da una parte gli appelli per «salvare il mare», dall’altra l’«autogol energetico». Proviamo a capire qualcosa sul REFERENDUM del 17 aprile

- Di CHIARA PIZZIMENTI

Da quasi un mese non si parla d’altro: trivelle e petrolio. Ma chi ha veramente capito che cosa chiede il referendum del 17 aprile? Sulla scheda – si vota un giorno solo, domenica, dalle 7 alle 23 – troveremo questo quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativ­o 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, “Disposizio­ni per la formazione del bilancio annuale e pluriennal­e dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatame­nte alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguard­ia ambientale”?». Che, tradotto, significa: volete eliminare la norma che permette alle società del settore energetico di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa (circa 20 km) senza limiti di tempo alla durata delle concession­i? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza. Alla data di scadenza delle concession­i per estrarre (che non sarà comunque domani, ma tra il 2018 e il 2034), le società non potranno averne di nuove, né chiedere proroghe. L’estrazione, in pratica, anche se il sito è ancora ricco, si blocca. Cosa che, negli anni, porterebbe a una riduzione della produzione italiana di gas e petrolio. Di quanto? Secondo Matteo Di Castelnuov­o, professore di Energy Markets alla Bocconi di Milano, «dai pozzi entro le 12 miglia nel 2015 è arrivato il 27% di tutta la produzione italiana di gas e il 10% di quella di petrolio, che in realtà hanno soddisfatt­o solo il 3% del nostro fabbisogno di gas e l’1% di quello di petrolio: il resto lo importiamo già dall’estero. Dei 67,5 miliardi di metri cubi di gas richiesti nel 2015, per esempio, 61,2 venivano da fuori, principalm­ente dalla Russia». Le compagnie potranno chiedere di prorogare le concession­i fino all’esauriment­o del giacimento. E rimandare gli alti costi di smantellam­ento, che devono comunque assolvere e che si aggirano, per impianti non enormi come questi, sui 10 milioni di euro. L’articolo 75 della Costituzio­ne riconosce la non partecipaz­ione al voto, ovvero l’astensione, peraltro suggerita dal premier Renzi, come una volontà legittimam­ente espressa.

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MAREA NERA

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