«COME STAI?»
più forte di me, ma quando le persone sbagliano per amore (cioè davvero in nome dell’altro, e non di un proprio schema compulsivo di comportamento) sono dalla loro parte a prescindere. In un certo senso solidarizzo addirittura più con queste che con quelle che, per amore, fanno cose meravigliose. Quelle, infatti, hanno trovato l’uomo o la donna giusta, se è sempre giusto per noi chi di noi intercetta e fa vivere la parte migliore, quella prodiga, sincera, fantasiosa. Facile così: o quantomeno possibile. Queste altre invece, anche se sono in coppia, si sentono quasi sempre da sole. A volte perché hanno una fame d’amore che nessuno sazierà mai. E a volte, come nel caso dell’ex ministro Federica Guidi, perché hanno accanto qualcuno che un giorno, sempre più lontano, forse è stato una bella idea. Ma che con quell’idea, nella realtà, ha poco, pochissimo a che fare. on fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano... Io mi sono rotta... a quarantasei anni... tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala». Soffiava per telefono, al marito-non-marito Gianluca Gemelli. O ancora: «Io per te valgo meno di zero... le cose che ho fatto per te non vanno mai bene, non sono sufficienti». E nel frattempo per lui si incasinava, pasticciava col petrolio (soprattutto con quello che ognuno ha dentro di sé: spremuta nera delle nostre più profonde e misteriose fragilità), finiva nella penosa serie di dinamiche che l’hanno costretta a dare le dimissioni. io credo lo facesse per amore, solo per amore. Per ottenere quello del Gemelli, perfetto puer aeternus che, come ci insegna Hillman, «illude, allude, delude», e nel suo curriculum sentimentale già vantava un altro matrimonio che alla luce dei fatti viene immediato definire d’interesse, con la figlia di uno degli uomini più ricchi della Sicilia. Ma, soprattutto, credo lo facesse per difendere dall’incalzante evidenza dei fatti quello che lei invece davvero provava (prova?). Per tenersi stretta la sua bella idea, insomma, aiutava la discutibile persona che si ritrovava accanto. Perché magari se gli do una mano in questa cosa qui, poi si mette sereno e comincia finalmente a trattare me come una sultana, come la principessa che mio padre ha faticato tanto per farmi sentire. Perché magari stasera, quando torna a casa, mi bacia prima sulla fronte, poi in bocca, poi di nuovo sulla fronte e mi domanda: «Ma tu? Come stai, tu?». Perché non può essere stata tutta una bugia, questa nostra e favolosa storia, non possono esserselo inventato dal nulla il mio bisogno di essere scelta e il suo bisogno di avere bisogno. erve «essere in due per costruire l’architettura stabile di una bugia. Si deve comprendersi per davvero, per potere ingannarsi davvero», scrive Lisa Ginzburg nel suo nuovo libro, profondo e straziante, dove una donna volitiva si lega a Ramos, un uomo irresistibile, «che a tutto e a tutti voleva dare ali», ma altrettanto pericoloso. E fra l’algido decoro della Guidi e il caloroso arraffare del Gemelli sembra proprio esserci stato un patto inconscio: altrettanto forte, appunto, nella buona e nella cattiva sorte. Come fra tutte le nostre debolezze e quelle di chi è ancora più debole di noi, e quindi anziché prendersene cura le alimenta. Come fra l’inquietante Ramos e la sua sposa inquieta nel romanzo della Ginzburg. Che, guarda caso, ha l’unico titolo possibile: Per amore. Una motivazione che non assolve mai nessuno, certo. Ma giustifica (quasi) sempre (quasi) tutti.