SARA FAILLACI
IDaviddi Donatello compiono 60 anni e per questa ricorrenza speciale la cerimonia di premiazione, il 18 aprile, si rinnova. Dopo 59 anni in Rai, la diretta della serata passa infatti a Sky che, proprio come è successo per X Factor, ha l’ambizione di trasformare un evento «nostrano» in una cerimonia dal sapore internazionale. L’accordo tra l’Accademia del cinema italiano e la piattaforma satellitare prevede anche una serie di approfondimenti e produzioni speciali collaterali, per ripercorrere storia, film e curiosità del riconoscimento più importante per il nostro cinema. La serata della premiazione, che Vanity Fair segue da un punto di osservazione privilegiato, viene trasmessa su quattro diversi canali: Sky Cinema 1 HD, TV8, Sky Uno e Sky HD - David di Donatello, un canale dedicato che parte il 15 aprile. A presentare non poteva che esserci Alessandro Cattelan: proprio grazie a X Factor è emerso per le sue doti di humour e distacco, che lo rendono simile ai conduttori – attori o comici – cui di solito è affidata la notte degli Oscar. Non a caso è in onda da tre anni su Sky Uno con un programma tutto suo – E poi c’è Cattelan, giovedì, 22.10 – chiaramente ispirato all’approccio degli one man show d’oltreoceano. Lo incontriamo pochi giorni prima della serata e non tradisce alcuna emozione. Un po’ di paura l’avrà. «Gestisco bene lo stress della diretta, ma sono certamente onorato che abbiano pensato a me per una svolta del genere: i David di Donatello devono diventare un appuntamento fisso ed elegante, come queste cerimonie meritano di essere». Il conduttore degli Oscar è molto importante, da lui dipende il funzionamento di tutta la serata. «Mi piacerebbe renderla brillante e ironica. Più che agli Oscar però mi ispiro agli Emmy o ai Grammy: vorrei che ci fosse quella bella energia. Io non sono un grande intenditore di cinema, per me è soprattutto intrattenimento, non sto particolarmente attento alle luci o alla regia. Questa serata è una celebrazione del cinema italiano, ma vorremmo che diventasse un evento fruibile da tutto il pubblico, anche dai non intenditori». Ha visto i film in concorso? «Non tutti, ma penso davvero sia stata un’ottima stagione. Di solito in Italia vanno le opere d’autore o le commedie romantiche. Quest’anno invece ci sono film molto diversi, come Lo chiamavano Jeeg Robot e Non essere cattivo, che fanno ben sperare per il futuro del nostro cinema. Penso anche a Fuocoammare, che dà un racconto totalmente diverso di quello che è successo negli ultimi anni a Lampedusa. O a Perfetti sconosciuti, che è partito da un’idea molto contemporanea e ne ha tirato fuori una commedia amara e ritmata come non se ne vedevano da tempo». Il suo preferito? «A me è piaciuto molto Non essere cattivo (opera postuma di Claudio Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea, ndr). L’ho trovato molto intenso, e ha anche il merito di aver lanciato nuovi talenti, come il bravissimo Luca Marinelli. Non a caso era stato scelto come film italiano da mandare agli Oscar, peccato che poi non sia stato selezionato dall’Academy». C’è un presentatore straniero a cui si ispirerà? «Adoro Ricky Gervais, anche se è opposto a me e al mio stile. Io cercherò di essere un contrappunto veloce tra i vari momenti in cui gli ospiti, da soli o a coppie, faranno sketch o esibizioni. Ho chiesto di non interagire con i premiati, di non fare interviste, perché le considero parti macchinose e retoriche. Credo che questo permetterà allo show di guadagnare in velocità: il mio obiettivo è stare sotto le due ore». La vedremo anche ballare? «No. Non so ballare e non vorrei che la gente cominciasse a credere che ne sia capace. Fare del varietà in una serata come questa non serve». Ci può anticipare quali saranno gli ospiti? «Non vogliamo bruciare la sorpresa. Posso solo dirle che ci sarà un’introduzione con un personaggio molto importante, e che stiamo lavorando a un omaggio al premio Oscar Ennio Morricone». È vero che è diventato padre per la seconda volta proprio durante la notte degli Oscar? «Vero: Olivia è nata proprio mentre DiCaprio alzava la statuetta». Il suo programma, adesso i David: è un periodo molto impegnativo per lei. Se la bimba di notte piange, come fa ad alzarsi? «Olivia è bravissima. Da quando è nata, avremo perso quattro notti». Arriva dopo Nina: aspettava il maschietto? «Prima di diventare padre pensavo che lo avrei voluto. Ma ora che ho provato le bambine, femmine tutta la vita».