Vanity Fair (Italy)

LO RIMPIANGO ANCORA OGGI»

«20 ANNI FA, DOPO AVER LETTO SETA DI BARICCO, VOLEVO FARNE UN FILM. MA POI NON HO AVUTO LE PALLE.

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che potrei rinunciare nonostante la California sia il posto più pericoloso al mondo per i motociclis­ti. La gente in macchina non usa le frecce, forse è troppa fatica, si guardano negli specchi di casa, ma quando sono al volante dimentican­o di avere quelli retrovisor­i: svoltano, fanno inversioni a U davanti a te, senza preavviso». Racconta di avere una moto anche a casa dei suoi genitori, in Scozia. Qui tornerà presto per girare il sequel di Trainspott­ing (tratto dal romanzo Porno di Irvine Welsh), esattament­e vent’anni dopo l’originale, con tutto il cast di allora e lo stesso regista, Danny Boyle. Tra i due c’è stato un lungo periodo di gelo dopo che Boyle decise, all’ultimo momento, di sostituire Ewan con Leonardo DiCapro nel film The Beach, del 2000. «Mi spiace che abbiamo passato così tanto tempo senza lavorare insieme». Poi, per un attimo torna indietro a quegli anni, al festival di Cannes dove il film fu presentato fuori concorso, e al leggendari­o party che seguì la proiezione. Tanto per dare un’idea: Welsh e l’allora frontman degli Oasis, Noel Gallagher, furono trovati la mattina dopo a «galleggiar­e» in piscina. «Fu una festa pazzesca. Anche se, per essere onesto, non ricordo un granché di quello che accadde». Un implicito riferiment­o al periodo in cui l’eccesso di alcol gli provocava spesso vuoti di memoria, come ha ammesso lui stesso parlando della decisione di diventare astemio sedici anni fa. «In fondo, però, mi sento uguale ad allora. Parecchie cose sono cambiate nella mia vita: all’epoca stavo per diventare padre per la prima volta, oggi ho quattro figlie (Clara, 20 anni, Esther, 14, avute dalla moglie Eve Mavrakis, più due bambine che hanno adottato: Jamyan e Anouk, 14 e 5, ndr). Ma faccio ancora lo stesso lavoro e continua a piacermi. L’anno scorso ho diretto il mio primo film, Pastorale americana, dal romanzo di Philip Roth, che dovrebbe uscire entro la fine dell’anno. C’è voluto parecchio tempo per trovare le palle per farlo. Giusto vent’anni fa, dopo aver letto Seta di Alessandro Baricco, avrei voluto farne la regia, ma non ho avuto, appunto, le palle. Lo scrittore aveva detto che soltanto un regista con una grande esperienza avrebbe potuto adattare il suo libro. A quel punto mi sono detto: non sono io. Jeremy Thomas, che doveva produrre il film con me, provò a farmi cambiare idea: “Andiamo in Italia, lo incontriam­o e lo convinciam­o che sei la persona giusta”. Ma non me la sono sentita e lo rimpiango ancora oggi. Avrei dovuto farlo, quel film».

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