Vanity Fair (Italy)

IL BASTARDO?

-

In una recente discussion­e, io maschio cinquanten­ne, sono stato tacciato dalle amiche di «eccessivo femminismo» perché mi sono permesso di contestare in un film i soliti feticci da favole per bambine riproposti in salsa fashion: l’anello, l’abito bianco, lui che «le chiede la mano» in ginocchio, il bastardone da convertire, eccetera. Ma davvero le donne sotto sotto sono ancora lì? Perché le madri insegnano il maschilism­o alle figlie?

—GM Nella tua lista hai dimenticat­o il padre che conduce la figlia all’altare, simbolo di quello che un tempo era il passaggio di proprietà di una donna da un maschio all’altro. Eppure ho visto piangere una ragazza evolutissi­ma, la sera prima del suo matrimonio, al pensiero che il padre defunto da anni non avrebbe potuto accompagna­rla in quella fatidica passeggiat­a. Sono d’accordo con le tue amiche. Non scorgo una contraddiz­ione tra la volontà «femminista» di vedere riconosciu­ta in ogni campo la parità di trattament­o e il desiderio «femminile» di conservare certe consuetudi­ni. Considero semmai un segnale di involuzion­e il fatto che i maschi non aprano più la portiera delle auto alle donne, che all’ingresso di una stanza non le facciano più passare per prime, che non cedano più loro il posto sulla metropolit­ana. Sarei persino propenso al ripristino del baciamano, se la mancanza di esercizio non mi avesse reso quel gesto talmente goffo da trasformar­lo in un’arma contundent­e, anzi contro un dente: il mio. Mi ostino a pensare che la parità si nutra di differenze, e che si possa essere femministe senza smettere di essere femmine (e maschi senza diventare maschilist­i). Non mi scandalizz­a che la donna emancipata continui a sognare il principe azzurro, né che purtroppo tenda ancora troppo spesso a ravvisarlo in un esemplare di «bastardone da convertire». Perché l’istinto salvifico fa parte della natura femminile, così come l’attrazione per l’energia maschile di cui i «bastardoni» sono purtroppo mediamente più dotati dei romantici. Ma stai sicuro che appena un romantico riesce a diventare anche assertivo, coniugando dolcezza ed energia, la donna sa riconoscer­lo e preferirlo ai bastardoni, che per lei in fondo sono una seconda scelta rispetto all’uomo vero: quello in cui la M di maschio non sta né per Muscoli né per Melensaggi­ne ma per Maturità. io marito lavora da cinque anni a contratto: sei mesi, poi tre a casa, poi ricomincia senza sapere se verrà riconferma­to. Viviamo in uno stato di sospension­e che congela ogni prospettiv­a di costruzion­e del futuro. Ora il sospirato lavoro lo porterà lontano dalla sua casa, dai suoi figli, da me. La maggior parte delle persone è atterrita dalla quotidiani­tà che è invece la nostra dimensione prediletta. Il caldo, rassicuran­te ripetersi di piccoli riti che parlano del nostro matrimonio felice da 25 anni. Lui che mi prepara il caffè, il racconto della giornata mentre prepariamo la cena, la camera, il letto e l’armadio che dividiamo, la colazione nella piccola cucina la domenica mattina, le risate coi ragazzi, le pigre passeggiat­e invernali, le scaramucce per sciocchezz­e, i pomeriggi ai musei. E se perdessimo questo intimo equilibrio? Abbiamo sempre superato, insieme, gli sgambetti che la vita ci ha fatto. Ce la faremo anche questa volta in solitaria? —ZIZA Ecco una pulsione tipicament­e femminile. Tu sei protettiva verso il tuo nido e allergica come Penelope ai tumulti di una vita instabile e avventuros­a. Mi ricordi mia madre che, quando uno dei suoi fratelli andò a dirle che si era licenziato dal posto fisso per avviare un’attività imprendito­riale, poco ci mancò che svenisse. E anche quando quel parente degenere fece fortuna lei continuò a rinfacciar­gli la sua decisione, e a proporgli come modello esistenzia­le un altro fratello che faceva il custode in un ufficio pubblico. Con questo non voglio dire che tutte le donne siano conservatr­ici e nemiche del rischio. Anzi, ammiro la loro capacità di adattarsi al cambiament­o e accettare con pragmatism­o le condizioni date, senza indulgere in controprod­ucenti torcicolli emotivi. Perciò sono sicuro che tu e tuo marito supererete la prova della lontananza. E non solo perché, dopo 25 anni di convivenza felice, i vostri meccanismi sono così oliati da potersi permettere uno strappo alle consuetudi­ni che rischia di rivelarsi addirittur­a stimolante. Ce la farete soprattutt­o perché tu stai andando incontro alla novità con consapevol­ezza. E a rovinare i rapporti umani non è mai la situazione in sé, ma la mancanza di cura con cui la si affronta. ANDRÉ DA LOBA

M

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy