Vanity Fair (Italy)

COLPO DI SCENA

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a dopo aver visto la storia di uno non può fare a meno di chiedersi: è davvero impossibil­e pensare che questa signora dall’aria misurata abbia ucciso così tredici persone? E sapete qual è l’errore? Che uno non deve chiedersel­o, se non per qualche spontaneo momento tra sé e sé, un pensiero poi da allontanar­e. Chi sono io infatti per introdurmi nella vita di una sconosciut­a fino a farmi – ed eventualme­nte diffondere, condivider­e – un’opinione su una cosa così atroce che la riguardi? Con il solo alibi di poter dire forse – chissà – un giorno che avevo ragione (o tacere che avevo avuto torto), quando si sappia la verità? Non bisognereb­be lasciarsi tentare dal giudicare senza sapere niente, e niente possiamo sapere: bisognereb­be immaginars­i di essere degli innocenti di cui tutti intorno stiano discutendo se hanno ammazzato un sacco di persone. E farsi spaventare da questa eventualit­à. L’unica cosa che è giusto sperare è che i magistrati facciano un lavoro corretto e prudente, che il diritto che richiede certezze e non probabilit­à prevalga. La scelta della scarcerazi­one sembra andare in questo senso, e questo conta.

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