Vanity Fair (Italy)

GRAZIE, PROF «SENTIAMOOO»

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embra una buona notizia, questa del decreto sulla scuola. Arriverann­o soldi, mezzi, meritocraz­ia. Altri 64 milioni di euro per proseguire il programma Scuole Belle (piccola manutenzio­ne degli edifici scolastici), 12 milioni per il sostegno agli alunni disabili nelle scuole paritarie, assunzione di insegnanti di scuola dell’infanzia, tra le altre cose. Spero sia tutto vero. A me intanto, a sentirne parlare, sono venuti in mente i miei professori del liceo, come succede ogni volta che qualcuno pronuncia la parola «scuola». Faccio un viaggio nel tempo e penso a loro come se facessero parte di una squadra di calcetto. In porta metto il professor «Baffetto» di Filosofia. Un uomo da film, carismatic­o, potente. Uno che tra Democrito e Hegel mi ha insegnato il valore della protesta, a non essere d’accordo sempre e comunque, oltre a farmi intuire che «masticare» la filosofia a sedici anni era una delle armi di rimorchio più potenti al mondo. Latino e Greco: una professore­ssa senza il sacro fuoco, la mia. Purtroppo per me giocava a centrocamp­o: io la metto fuori squadra. Poi quella di Fisica. Nonostante sapesse che ero «un ciuccio» di prima fascia, mi sopportava denigrando­mi simpaticam­ente: «Maffucci

Shai la media dello 0,45, domani ti interrogo». Quello spoiler buttato lì, alle 11.30, mi faceva entrare in un tunnel di studio fino alla mattina del giorno dopo, per raccoglier­e un 6 che era come una coppa del mondo. Che cosa so oggi di fisica? Nulla. Ma almeno ho capito che non era la mia strada. Da non convocare nemmeno questa. Poi c’è il regista, quello che smista i palloni e che, se non sei cretino, ti manda in rete. Il prof «Sentiamooo», quello di Italiano. Ho ricordi lucidissim­i di alcune sue lezioni sulla letteratur­a del ’900 (sì, era uno di quelli che riusciva a finire il programma). Capire a 19 anni «l’urgenza» di dover raccontare storie, e che bisogna cercare l’ispirazion­e (in ogni cosa) sempre e per sempre. Infine, l’avversario. La prof di Matematica. Magari il problema ero io, ma se conto ancora con le dita forse è anche un po’ colpa sua. Il senso di tutto è che da oggi la scuola italiana, grazie al decreto, potrà anche diventare più «bella», ma alla fine quello che avrà un peso saranno le migliaia di ore passate con professori e compagni. È lì che si gioca la partita con quello che sarai.

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