Vanity Fair (Italy)

AL POSTO LORO

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Se fossi io, quello in fuga? Se il figlio annegato fosse il mio, la donna decapitata dalla cima del pescherecc­io mia madre, il ragazzo con le ossa spezzate mio fratello? Che cosa farei, se fossi io a essere nato nella parte del mondo senza pace e diritti? Se fossi io a dover lasciare casa mia, i miei parenti, le mie cose, i paesaggi tra i quali sono cresciuto, i cieli e gli odori e i cibi ai quali sono abituato? Se non avessi altra scelta che fuggire, per scappare dalla guerra e dagli stupri? Se fossi io il sopravviss­uto, tra le centinaia di bambini e donne e ragazzi annegati o bruciati? Io ad arrivare tra gente che parla un’altra lingua e non sa niente di me? Che cosa penserei io? Che cosa proverei? Che cosa proveremmo?

Le migliaia di uomini donne e bambini che muoiono sul pianerotto­lo di casa nostra e della nostra assuefazio­ne hanno nomi e cognomi, sorrisi, desideri, caratteri, amici, difetti, gusti, sentimenti, ed è solo un caso che stia toccando a loro invece che a noi di rischiare la vita o di morire in mare. E se fossimo noi – per cento che scappano ci sono anche i mille, i diecimila che rimangono e soffrono, nella parte del mondo sfortunata, quella che non è toccata a noi – a dover resistere a una vita senza diritti e senza niente tra le bombe, le torture e i tagliagole?

Dodicimila sbarchi in una settimana, settecento morti, forse più: in quei due pescherecc­i con quasi mille persone a bordo si sono salvati in pochi. Un pescherecc­io trainava l’altro senza carburante: quando ha cominciato ad affondare uno scafista ha tagliato la cima e una donna che si sporgeva per vomitare è morta per il colpo di frusta sul collo. Crimini di guerra: è questa la terza guerra mondiale, e il fatto che non stiano uccidendo noi non rende il conflitto meno reale. Li chiamiamom­igranti,masonofugg­itivi,«fuggonodag­uerre,carestie, oppression­e, cercando una vita migliore, come farebbe chiunque di noi nelle stesse condizioni», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma l’Unione Europea non era nata, dopo le due guerre mondiali, per prevenire la terza e difendere i diritti di democrazia e libertà? Che cos’è quella che abbiamo attorno, a poche migliaia di chilometri, se non una guerra?

Che cosa dovremmo fare? Frenare l’arrivo di siriani, eritrei, sudanesi, somali, curdi, iracheni in fuga dalla guerra è impossibil­e e i governanti della Ue, di tutto il mondo occidental­e, dovrebbero unirsi e affrontare il problema a monte. E noi? Proviamo almeno a immaginare come ci si sente, a essere quelli che non hanno niente, quelli che stanno scappando.

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