Vanity Fair (Italy)

La verità, vi prego, su Medea

Porta in scena il mito della madre che uccide i figli per vendetta verso il compagno. A EMMA DANTE il coraggio non manca. E ci invita a «capire»

- Di MARINA CAPPA

i sono attrici che non se la sentirebbe­ro di interpreta­rla: una donna che per vendetta nei confronti dell’uomo che l’ha abbandonat­a uccide i loro figli muove troppe emozioni. Emma Dante, 49 anni, regista e drammaturg­a vincitrice di tanti premi teatrali e autrice del film Via Castellana Bandiera, su Medea invece lavora da anni, perché «il suo mito continua a porre domande: non si riesce mai a spiegare fino in fondo come una donna possa essere così violenta con i propri figli». La prima volta che la Dante si è occupata di questa tragedia era il 2003. Ma lo spettacolo-concerto che presenta il 10 e l’11 luglio al napoletano Teatro Bellini (con replica il 13 a Valva, Salerno), e che è ospite del Napoli Teatro Festival, è diverso. A cominciare dal titolo. Perché Verso Medea? «Parto dall’idea della maternità negata. Medea, che nell’originale è già madre, arriva incinta a Corinto, dove è l’unica donna in una città sterile. Il suo corpo è come un territorio sconosciut­o da esplorare. Questo è il percorso del “verso”, che va incontro a una persona abbandonat­a e resa più fragile proprio dalla gravidanza. Mi dicono che succede così, anche se io figli non ne ho avuti». La sua fragilità però genera violenza. C’è differenza fra quella di Medea e la violenza che gli uomini compiono sulle donne? «Medea massacra se stessa attraverso i figli. Viene portata all’esasperazi­one da quest’uomo per il quale lascia tutto e che quando ha la possibilit­à di salire al trono l’abbandona e se ne fotte di lei». Anche molti uxoricidi dicono di essere stati traditi e portati all’esasperazi­one. «Infatti Medea non è giustifica­bile. Però fra i due la più debole è lei, ingannata, condotta alla pazzia, sola in un Paese straniero. Certo, già da prima è una delinquent­e: ha tradito il padre e ha fatto di tutto per seguire Giasone».

CElena Borgogni, 30 anni, in Verso Medea, diretto da Emma Dante e presentato il 10 e l’11 luglio al Teatro Bellini per il Napoli Teatro Festival.

Quindi non la giustifica ma la capisce. «Io non credo alla pena di morte o alla punizione divina. Bisogna trovare un modo per connetters­i con chi compie questi atti terribili. Ricordiamo­ci comunque che Medea è un personaggi­o, non una persona reale, e come tale non va giudicata. I personaggi non raccontano la verità, ma una metafora: sono lo strumento che mi serve per capire il mondo e raccontarl­o». È quello che faranno anche i protagonis­ti di Bestie di scena, il suo nuovo spettacolo che la prossima stagione porta al Piccolo Teatro di Milano? «Sì, mostrerò il sacrificio degli attori nel loro stare in scena e raccontare qualcosa di spiacevole. Che cosa significa essere attori, denudarsi davanti al pubblico? Questo in un momento in cui tutti si nascondono. Per questo motivo ritengo che l’attore sia il vero eroe della società: sale sul palco, si toglie tutte le maschere e dice la verità».

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TRAGICA NAPOLI

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