LE RADICI CHE NON HO
o 32 anni, un uomo che mi ama, una bella carriera. Allo zen ci sono arrivata dopo anni di irrequietezza. Prima per via dei miei, che ogni tre anni cambiavano le coordinate geogra
che e dell’anima (papà diceva: «La casa è dove c’è la tua famiglia»), poi per volere mio: università fuori sede, lavoro fuori Italia, e fuori Europa. Incoraggiata da mio padre, andare mi sembrava l’unico modo di vivere. Poi conosco il mio danzato e faccio l’impensabile: rientro in Italia. Mi godo per la prima volta la normalità della routine e qualcosa scatta, scopro che mi fa stare bene. Mi fa anche pensare. Alle radici che non ho, alle troppe case in cui sono cresciuta. Chi sono davvero? Scavo dentro e mi rendo conto di essere arrabbiata. Con mia madre, per non esserci davvero stata per me: ho scoperto da sola che cosa fossero le mestruazioni, e quando ero al liceo per 5 anni è andata con il mio fratellino a vivere altrove, senza volersi separare, senza essere costretta, giusto per andare. E con mio
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